Regia di Billy Wilder vedi scheda film
Geniale, cinico, straziante ed a tratti commovente. Wilde ritrae un autunno hollywoodiano, una stagione di transizione in cui tante foglie morte tonfarono silenziosamente al suolo. Silenziosamente come Buster Keaton che appare nei titoli di testa del film ma di fatto si limita ad una comparsata al tavolo da bridge e come un intero genere cinematografico destinato al dimenticatoio, se si eccettuano pochi casi, insieme a coloro che lo portarono al trionfo. E' il silenzio che assorda e riempie tutta la sceneggiatura di Wilde, quello della casa desolata della cariatide in declino, quello delle illusioni di tanti personaggi che non varcarono mai le porte giuste, di quelli che le varcarono ma non ebbero mai tributi, quello delle serrature vuote, della sala da ballo deserta, delle vie della Paramount con edifici di cartapesta, dei fogli vuoti dello scrittore privo d'ispirazione, delle lettere di ammiratori fantasma, del triste amore di un regista che ha rinunciato alla sua carriera per amare la donna della sua vita. L'apertura è sensazionale, con la voce di un cadavere a descrivere la scena ed accompagnare lo spettatore lungo la sua genesi, attraverso un flashback che abbraccia tutto il film; i dialoghi sono densi e mai banali, alcune scene inquietanti e tenere allo stesso tempo, da maestro quella in cui viene inquadrata la toppa senza serratura della porta di Norma, ad indicare senza parole ciò che vi avverrà di lì a dopo. I personaggi sono tutti ben caratterizzati ed interpretati con in testa la Swanson ed un bravo Holden; il finale scontato perché preannunciato coglie comunque impreparato lo spettatore con il suo tragico senso di rassegnazione, di pazzia, di solitudine. Un capolavoro che descrive un'epoca e lo fa attraverso l'impronta caratteristica di uno dei più grandi registi di sempre. Voto: 10.
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