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Il viaggio

Regia di Vittorio De Sica vedi scheda film

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La recensione su Il viaggio

di Furetto60
6 stelle

Intenso e cupo dramma. Egregia l'interpretazione della coppia Loren/Burton

Siamo in Sicilia alla vigilia dello scoppio della 1° guerra mondiale. Adriana, alias la mitica Sofia Loren, è innamorata, sin da giovanissima, del conte Cesare Braggi, l’indimenticabile Burton e quando è in età da marito, aspetta trepidante di essere chiesta in sposa da lui, convinta che il sentimento sia ricambiato. Quando però il vecchio conte, padre di Cesare muore, costui si presenta in casa, per chiedere sì la sua mano, ma a nome del fratello Antonio e cosi assecondare le ultime volontà del defunto genitore. Adriana dopo un primo momento di disorientamento e sconforto, viene convinta dalla madre, vedova in precarie condizioni economiche ad accettare l’allettante proposta e cosi sposa Antonio, dal quale ha pure un figlio. Il suo cuore però continua a battere per Cesare. Un giorno il marito a bordo dell’auto, che gli ha regalato il fratello, poco esperto nella guida, ne perde il controllo e finisce in una scarpata, perdendo la vita. Adriana fedele alle austere tradizioni e usanze sicule, si chiude in casa, osservando come imposto da arcaiche consuetudini, il più stretto lutto ed evitando qualsiasi occasione sociale. Nel frattempo però si ammala seriamente e dopo tante ritrosie, finalmente viene persuasa dal cognato, a rivolgersi ad un cardiologo palermitano, per farsi visitare. Il referto che le viene diagnosticato è molto severo e le lascia poche speranze, ma Cesare non si rassegna e si reca a Napoli per un secondo consulto. Il medico interpellato, pur confermando la gravità della malattia, consiglia comunque di continuare a vivere normalmente, ma evitando emozioni forti, che potrebbero risultarle fatali. Solo a questo punto si libera ed esplode la voglia di vivere e la passionalità di Adriana. Decidono di proseguire il viaggio e se ne vanno a Venezia, dove l’amore represso fino ad allora, finalmente emerge in tutta la sua prorompente potenza. Tuttavia questa sarà l’ultima tappa del viaggio, proprio quando per mettere a tacere le maldicenze del paese, decidono di convolare a nozze, Adriana viene stroncata da un attacco cardiaco e muore fra le braccia del suo amato. Ispirato ad una novella di Pirandello e interpretato dalla coppia d’oro del cinema di quegli anni Burton/Loren, è il testamento spirituale di Vittorio De Sica, che infatti mori di lì a poco, dopo una dura lotta contro il cancro ai polmoni, che non ne ridusse la sua volontà di terminare il lavoro, ma sicuramente ne condizionò lo spirito. Si respira nel film sin dalle prime battute un’aria “pesante” che poi nel finale si trasfigura in un estremo e dolente canto del cigno, sia per la protagonista, che per il regista. La critica si divise, all’epoca nel giudizio su questo lavoro. Esprimersi su questo ultimo film di De Sica è difficile. Il talentoso regista si prese un impegno molto arduo, cioè portare sul grande schermo, un'opera complessa di un autore difficile e geniale, come Pirandello. Indubbiamente rispetto alla novella letteraria, il film risulta inevitabilmente insufficiente, tuttavia lo sforzo profuso dal grande regista fu notevole e l’intensa interpretazione della Loren, le guadagnò un premio meritatissimo. Tuttavia i temi importanti, che stavano a cuore al grande drammaturgo siciliano, come il ruolo della donna all’interno della cornice familiare, di assoluta e totale subordinazione al marito e l’attaccamento alle consuetudini patriarcali delle famiglie di quell’epoca, in quel contesto geografico, restano di fatto sullo sfondo, lasciando più spazio al dramma personale, umano e sentimentale.

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