Regia di Giuseppe Tornatore vedi scheda film
L'ottima pellicola del regista siciliano contiene molto del suo cinema e poco allo stesso tempo. La storia di un amore che si perpetra oltre il disegno del destino, l'estremo romanticismo che gli fa da cornice, sono i caratteri tipici del suo pensiero: l'amore come fulcro ritorna spesso ed è comunque presente in ogni sua pellicola. Mi sorprende, e un po' stride, non tanto il mistero che avvolge la visione ne il modo contorto, seppur oscuro, di svolgimento e di compimento della “corrispondenza” stessa quanto l'innesto dell'esplicamento di una personalità complessa votata all'immortalità. Ho pensato alla possibilità dell'utilizzo dello stesso come un MacGuffin ma contrasterebbe con la sensazione che ho in merito alla voglia celata che ha il regista del voler svolgere lo stesso, sembra quasi reprimersi per non dovere, o fondamentalmente poter, trasbordare dalla trama stessa. Ma questa altro non è che la mia impressione quindi, prendiamo per buono l'idea del MacGuffin e procediamo nell'analisi della pellicola che si presenta con una prevalenza di tinte scure, tendenti al grigio, quasi a voler rappresentare l'anima che soffre, si ammala, fino al bianco candore della liberazione che accoglie la protagonista in una delle sequenze finali (quando si trova in una mostra con statue bianche ovunque). Sui protagonisti c'è ben poco da eccepire: Jeremy Irons offre una buona interpretazione anche se compare poco; Olga Kurylenko, presente praticamente in tutte le scene, non ha lo spessore artistico tale da rendere la protagonista indimenticabile o almeno comprensibile; non trasmette la sua emotività e inscena un personaggio quasi freddo e impenetrabile. Dopo La Miglior Offerta, Tornatore non riesce ad emozionare come vorrebbe pur confezionando una buona pellicola degna del suo nome.
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