Regia di Giuseppe Tornatore vedi scheda film
Più che una storia d'amore, un polpettone melenso e lacrimevole (o morboso?) di cui si poteva benissimo fare a meno
Ancora prima che finiscano i titoli di testa, alla battuta della protagonista: "È tanto tempo che non mi regali la tua canottiera", si dubita di aver scelto il film sbagliato. Dopo una quarantina di minuti, quando la stessa protagonista indossa piangendo una canottiera maschile che le è stata inviata dall'amato ormai defunto, la voglia di scappare dalla sala si fa prepotente. Il film procede così, in bilico tra necrofilia, melodramma passionale in absentia, e divulgazione di astrofisica. Incredibile la macchinazione che regge la trama (così come incredibile era il complotto ordito ai danni del protagonista di "La migliore offerta"); prevedibile l'evoluzione del rapporto della protagonista con la madre e col proprio passato; scontata - e anche datata - la rappresentazione del professore anziano ma affascinante che si innamora riamato della bellissima studentessa; insopportabile il continuo controllare i messaggi sul telefonino della protagonista (e anche se i messaggi vengono dall'aldilà, l'iPhone ogni tanto andrebbe silenziato: è pessima educazione tenere il cellulare acceso a teatro, anche se si attende una chiamata dall'oltretomba). Tutto giocato tra lo schermo cinematografico e quello del computer, il film è una doppia delusione per i/le fan di Jeremy Irons, che appare in non più di venti minuti e nell'ultima scena, la più lunga, sempre di schiena. In ultima analisi, difficile comprendere il senso di questo film, la cui implausibile vicenda e' sottolineata da una colonna sonora di Morricone che oscilla tra il ridondante e lo stucchevole. Si salvano soltanto alcuni panorami, e le ambientazioni anglosassoni.
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