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La corrispondenza

Regia di Giuseppe Tornatore vedi scheda film

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La recensione su La corrispondenza

di LAMPUR
4 stelle

 

locandina

La corrispondenza (2016): locandina

Alla base un'idea forse intrigante (come anche nel precedente La migliore offerta, del resto). Un professore di astrofisica, colpito da male incurabile, passa gli ultimi tre mesi di vita che gli sono stati diagnosticati, a mettere su un sistema di mail, video, floppy disk, messaggi, lettere e corrispondenza cartacea, a scadenze ben precise, da far recapitare alla giovane studentessa - con la quale intrattiene da sei anni una relazione extraconiugale -; ma tutto dopo la sua morte, ad intervalli puntuali ed in concomitanza con episodi che scandiranno la vita a venire della turbata fanciulla rimasta senza il suo amante/mentore.

Idea allettante, annunciavamo in apertura, peccato non si faccia mai riferimento alla palla di cristallo...si, quella dove maghi e fattucchiere spulciano il futuro, cosi da sapere esattamente dove come e quando la nostra donzella, dopo la morte dell'altro.. andrà a cena o a trovare la madre, o farà visita al nido d'amore luogo di tanti incontri, oppure il giorno esatto in cui prenderà la laurea o deciderà di ricomporre i rapporti con la madre tornandola a trovare...

ma perché no? Prevedendo anche quando e se si scoccerà di ricevere tutta questa corrispondenza postdatata che la tiene sospesa e vincolata a un comunque trapassato, che vuole mantenersi zombie contro ogni evidenza; e pure il momento in cui si pentirà magari di questa scelta folle - di non sentirlo più - e vorrà ripristinare i collegamenti tra il presente e quel posticcio aldilà, fornendo anche oscure password.

E in questo azzardatissimo sfidare il futuro, sorvoliamo, e pietosamente sugli ignari personaggi coinvolti, che si presteranno senza fiatare a questa patetica commedia rendendo possibile tutto il teatrino del melodramma preconfezionato.

Insomma.. la fantascienza ce fa un baffo a manubrio... e tra i tanti buchi neri citati quello della sceneggiatura appare come il più percepibile di tutti, anche a occhio nudissimo.

E pensare che Tornatore sul lavoro passa per uno scrupoloso, dall'approccio rigoroso e maniacale, probabilmente ha letto troppi Camilleri convincendosi che allo spettatore coinvolto emotivamente vada in pappa il cervello e lo si possa turlupinare in tutte le salse.

Chissà se digitare “basta” undici volte sia sufficiente a non fargli girare più scempiati thriller...

 

 

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