Regia di Alessandro Colizzi vedi scheda film
L’idillio, la crisi, gli abissi di frustrazione, la resa dei conti, ovvero: tutti i luoghi comuni che sapevate già sul sesso dopo la prole e non vi è mai interessato chiedere. Muovendo dal semplice assunto che se il matrimonio è la tomba dell’amore, allora i figli ne sono il funerale completo, Colizzi torna alla regia dopo dieci anni per imbastire un andirivieni nel deleterio antifamilismo politicamente corretto. Il protagonista Saverio ha un’idea: intervistare quattro coppie - sposate e con figli - di età ed estrazione sociale differente in merito alla loro attività sessuale. Apriti cielo, tra uomini “femminizzati” dalla nascita della piccola, donnette isteriche che manco riescono a cambiare una gomma, rapporti consumati una volta all’anno e altre caricature di un reale che, fuori dal mondo di Colizzi, non è esattamente così. Tra (finte) interviste frontali, incursioni extramockumentariste nella vita delle coppie (tra le quali c’è quella di Saverio e compagna) e divagazioni esistenziali da bigino fallace della psicologia coniugale, si consuma un prodotto che di cinematografico non offre granché. Piuttosto, Crushed Lives possiede strutture di montaggio e di scrittura dei personaggi da sitcom per tv pubblica in fascia protetta, allungata e spalmata in più ambienti alla ricerca di una completezza di sguardo mai così mancata e di un’adesione ai cliché da salottino radical chic mai così compiuta.
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