Diverse storie di uomini e donne, anziani e giovani, che hanno vissuto su differenti sponde durante la guerra in Jugoslavia, si intrecciano mentre, a venti anni dall'inizio della guerra, chi è sopravvissuto sta ancora lottando per la definizione della propria cittadinanza e identità nazionale. Strutturate attorno all'idea della trasformazione del conflitto, le storie di vita sono la testimonianza di ferite ancora aperte e del "puzzle" di un paese ancora diviso e lacerato ma in cui c'è chi resiste e lavora per costruire un futuro possibile per le prossime generazioni.
Note
Lodoli contrappone lo schematismo arido, quasi grottesco, delle mappe e delle didascalie in sovrimpressione alla complessità drammatica dell’esperienza umana. Non dicibile, perfino: una delle sue interlocutrici si ferma, quieta, affermando che «quella storia non la posso raccontare». I confini non combaciano con le etnie, l’identità è un concetto inafferrabile eppure cruciale, che gli intervistati tentano di affermare con le parole, trovandole tragicamente insufficienti.
Isaia, dice:
“Il Signore dice:
'Guardate che arie si danno
le donne di Gerusalemme!
Passeggiano pavoneggiandosi.
Civettano in tutti gli angoli della città.
Passeggiano vanitose
e fanno tintinnare alle caviglie
i loro gioielli.
Ma io le punirò:
raderò a zero le loro chiome,
renderò calve le donne di Sion'.
Quel giorno il Signore… leggi tutto
Una sedia rossa. Vuota. Un muro di pietra.
Primi piani e testimonianze.
Al bar Tito, nelle bacheche, sulle pareti, armi e foto, frammenti di memoria, dati storici a ricostruire la nascita di una nazione: la Jugoslavia.
Le parole, i volti, i ricordi: le atrocità di una guerra.
In movimento, seguendo la Drina, le montagne verdi, il cielo grigio. Sarajevo,… leggi tutto
Elisabetta Lodoli compie un'operazione di grande intelligenza e rigore, quanto mai necessaria e attuale. Il documentario prende il titolo, con accezione fortemente simbolica, dal termine "stolica", parola che in bosniaco, croato e serbo ha lo stesso significato: "sedia". Il racconto si apre e chiude dunque con diverse inquadrature di un oggetto divenuto immagine di unità e comunanza,…
Isaia, dice:
“Il Signore dice:
'Guardate che arie si danno
le donne di Gerusalemme!
Passeggiano pavoneggiandosi.
Civettano in tutti gli angoli della città.
Passeggiano vanitose
e fanno tintinnare alle caviglie
i loro gioielli.
Ma io le punirò:
raderò a zero le loro chiome,
renderò calve le donne di Sion'.
Quel giorno il Signore…
Panoramica Coincidenza singolare quella con cui iniziamo il mese di dicembre. Abbiamo due lungometraggi legati dal trait d'union di un corto. Inaspettatamente… segue
Una sedia rossa. Vuota. Un muro di pietra.
Primi piani e testimonianze.
Al bar Tito, nelle bacheche, sulle pareti, armi e foto, frammenti di memoria, dati storici a ricostruire la nascita di una nazione: la Jugoslavia.
Le parole, i volti, i ricordi: le atrocità di una guerra.
In movimento, seguendo la Drina, le montagne verdi, il cielo grigio. Sarajevo,…
Il 14 marzo 2015 è nato il canale streaming di FilmTv, che raccoglie pellicole invisibili di qualità, proprio come quelle proposte dalla rubrica Scanners (e raccolte nella nostra omonima pubblicazione…
La parola “sedia” si traduce con il medesimo termine, “stolica”, in serbo, in croato e in bosniaco. In realtà, lo stesso avviene con “amore” e “vita”, ma la scelta di Elisabetta Lodoli cade su un termine banale, pragmatico: un oggetto che si usa ogni giorno, che si dà per scontato, che, più di concetti universali, rende l’idea dell’unità culturale di un paese. L’unità…
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