Regia di Gracia Querejeta vedi scheda film
Tra i preselezionati dalla Spagna per gareggiare agli Oscar del 2016, il film diretto da Gracia Querejeta riprende gli elementi della commedia borghese di ultima generazione – belle case, belle macchine, vacanze lussuose, ottimi lavori, amanti, figli e tanti guai – e li cambia di segno traducendoli in piccoli drammi borghesi.
Se la vincita di ben 140 milioni di euro sembra essere il felice momento di svolta per la protagonista Maribel Verdú, che lo annuncia ai suoi amici più intimi durante una vacanza celebrativa a Tenerife, si rivela invece essere il punto di partenza per la tragedia e la sua inquietante farsa. Gli ospiti, amici e parenti di lunghissima data, iniziano a sognare una parte del premio, ma non sanno come ingraziarsi la vecchia amica che non gode poi di tutte queste simpatie. Inoltre ci scappa il morto e teatrino umano trova nella tragicommedia il risvolto più inquietante.
Si ride poco in Felices 140, ma anche il tono drammatico viene regolarmente stemperato dallo sguardo addolcito della regista, incapace di incattivire davvero i suoi personaggi e trasformarli in animalizzazioni efficaci e simboliche del dramma umano moderno: quello che prevede il denaro come unica fonte di felicità e unico collante sociale e parentale.
Si scimmiotta la tragedia senza arrivare ad un climax degno del genere né tantomeno del suo opposto carnascialesco. Sorprende ugualmente per l’originalità della trama e per le scelte di casting che dall’ottima Verdú a Eduard Fernández, passando per Antonio de la Torre e Ginés García Millán, compongono un quadro umano meschino, isterico e umiliante che cozza con la monumentale indifferenza della natura tenerifeña.
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