Regia di Victor Fleming vedi scheda film
Breve analisi sartoriale di un mito
Via col vento compie settantadue anni dalla prima ad Atlanta nei 1939. Il film che ha commosso fino alle lacrime milioni di persone, nel terzo millennio non ha ottenuto gli omaggi che gli furono tributati nel secolo scorso. Non c’è da meravigliarsi, anche la musica remastered dei baronetti asfissianti del pop (i Beatles), non riceve più le attenzioni e i tributi di un tempo: segno che la profezia di Piero Scaruffi (“I Beatles saranno una nota a piè pagina nella storia della musica nel terzo millennio”), si sta finalmente avverando.
Via col vento, cui il dimentico Gianni Rondolino non dedica nella sua monumentale opera Storia del cinema (Edizioni Utet) neppure un rigo (né al regista Victor Fleming, tranne una noticina a pagina 204 del primo volume come autore del quasi sconosciuto Tentazione bionda, 1934), è opera controversa, brutta forse, ma io che ho visto il film da bambino, poi da adolescente, poi da giovane, infine da semi-vecchio, ho impresso nel calazio degli occhi Rhett, Melania, l’incendio di Atlanta, Rossella, Mamie e tutti gli altri. Devo perciò rendere loro omaggio, lo devo alle memorie perdute, non a me stesso – visto che di Via col vento non può fregarmene di meno!
Che dire che non sia stato già detto/scritto su questo edificio del mélo?
Idea! Tratterò il film come un abito, ne prenderò le misure, dirò il “peso” che ha nella storia del cinema, quantificabile a partire dal primo giro di manovella.
Intendo annotare brevemente taglia, lunghezza, larghezza dell’opera.
E il film si presta alla matematica elementare, è misurabile come se si trattasse di una faticosa costruzione di mattoni al pari delle Piramidi, o della Muraglia cinese. Molti potrebbero opporre al mio lavoro da sarto-geometra appunti di riprovazione, tirando in ballo l’immaginario, l’artificio, la seduzione, la candida story, ma al glossario risaputo di chi parla in nome delle critica utilizzando le frasi fatte del new romanticism e della liberazione nel piagnisteo, opporrò la precisione della tavola pitagorica: quanto costò il mitico drammone e di quante poche lacrime grondi oggi.
Partiamo dal produttore: il signor David O. Selznick, vero artefice del film, che, a un certo momento della sua carriera, si trova tra le mani un mirabolante soggetto da cui spremere il successo e costruire il mito.
Questo soggetto è all’inizio un libro di Margareth Mitchell, Gone with the Wind (Macmillan 1935). La mitologia dice che il libro in origine era intitolato Tomorrow is Another Day, “Domani è un altro giorno”, dice, infatti Rossella O’Hara alla fine del fìlm). Questa frase banale, passata di bocca in bocca, era nota fin dalla notte dei tempi, ma, per i capricci della storia, ne è sta attribuita la maternità a Rossella: certo, se la bella Vivien Leigh avesse sussurrato “In Principio fu il Logos”, saremmo senza i Vangeli.
Dal mito al feticcio: il libro viene soppesato e scrutato, pesa infatti. nell’originale, 600 grammi, contiene 1037 pagine; il primo giorno di vendita (30 giugno 1946): vende 50.000 copie, tre settimane dopo 176.000 copie; sei mesi dopo 1.000.000 di copie, oggi è arrivato a 25.000.000 di copie ed è stato tradotto in trenta lingue. David O. Selznick lo acquista per 50.000 dollari e decide di passare alla fase di realizzazione dell’opera. La scelta dell’attore che deve impersonare Rhett Butler ricade su Clark Gable, il sex-symbol maschile del tempo. Gable è però legato da contratto alla MGM che tratta la cessione del divo a queste condizioni: partecipazione ai costi di produzione del film fino a 2.500.000 dollari, diritto alla distribuzione e partecipazione a1 50% dei profitti. Chiuso l’affare Gable, bisogna trovare l’attrice per la parte di Rossella: 110 talent-scout vengono ingaggiati, si selezionano 1400 attrici, ma senza esito. La ricerca costa 92.000 dollari. O. Selznick, il creatore del mito, passa, senza Rossella all’esecuzione dell’opera.
Il primo colpo di manovella viene dato l’11dicemnbre del 1938: si filma l’incendio della città di Atlanta; il regista è George Cukor: vengono ricostruiti in studio 53 edifici e affidato lo spegnimento a 15.000 galloni d’acqua. A questo punto, per caso, come avvenne nelle fantasiose narrazioni, si trova l’attrice che impersonerà Rossella: è arrivata da Londra in compagnia di Myron O Selznick e viene subito indicata come una divina apparizione: è Vivien Leigh.
Si susseguono i registi, infine dirige Victor Fleming, ma lo aiutano Sam Wood e Sidney Franklyn perché Fleming è spesso colpito da crolli nervosi. Le scene d’azione sono dirette da Breezy Eason. Si consorziano gli sceneggiatori: Sidney Howard viene sorretto da Ben Hecht (cui è dovuto il prologo dell’epopea), F.S. Fitzgerald, ormai alcolista, scrive poco, Charles McArtur, John Van Druten e lo stesso O’Selznick.
Il film viene portato a termine il 15 Luglio 1939, 22 settimane dopo il primo ciack.
Max Steiner, il grande musicista di King Kong, Piccole donne, Casablanca, Il traditore, curò da solo la colonna sonora.
Arriviamo al momento dell’uscita del film: date e somme misurano la lunghezza e la grandezza dell’impresa.
La prima proiezione pubblica ha luogo ad Atlanta il 15dicembre 1939.
il 20 febbraio del 1940 viene insignito di 10 Oscar e le file per vederlo si misurano in chilometri (qui non ci sorreggono dati di prima mano).
Sappiamo, però, che al cinema Ritz di Londra il film restò in cartellone per circa 4 anni, che il compenso di Vivine Leigh fu di 30.000 dollari, che i cavalli impiegati nelle varie scene furono 1.100, le persone 2.400 (appena il doppio dei cavalli), i costumi delle donne 2.500, quelli del solo Gable 44.
Infine, il costo complessivo del film risultò di 3.200.000 dollari prebellici, più 757.000 dollari per titoli di testa e spese varie ed eventuali.
Durata del film originale: 222 minuti.
Lunghezza della pellicola effettivamente girata: 1.000.000 di metri.
La CBS pagò per lo sfruttamento ventennale del film 35.000 dollari. Torniamo al 1ibro da cui siamo partiti, anzi dal copione: l’originale fu venduto all’asta, per 13.500.000 lire italiane, a un tale Ken Kragen, un agente hollywoodiano, da Olivia de Havilland, ovvero dalla mitica Melania Hamilton Whilkes!
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