Regia di Gianfranco Rosi vedi scheda film
E' rischioso non rischiare!
Gianfranco Rosi ci presenta in fondo due Lampedusa: da un lato la pigra isoletta dove la gente vive in un contesto ambientale invidiabile, con le famiglie in cui spesso vi è almeno un elemento che si dedica al mare e dove i bambini crescono giocando all'aperto; dall'altro la base militare, efficiente e preziosa, in costante ascolto per portare soccorso ai naufraghi del mare, ai disperati che comprano un posto nei barconi della speranza, spendendo da 1500 € per i posti sul ponte fino a 800 euro, se sistemati sottocoperta, spesso a contatto con liquidi di scarico e carburanti che procurano ustioni inguaribili.
In mezzo il Centro di accoglienza e di riconoscimento, dove si fa quello che si può per affrontare il flusso dei profughi, nonostante il rischio di sovraffollamento, e si da un primo soccorso a tutti, tra lacrime di disperazione e canti di speranza, e magari si riesce a giocare una partita di calcetto fra giovani che trovano il modo di difendere la propria bandiera, l'ultimo elemento della propria identità.
Ma non è un documentario. Non è solo un documentario.
E' uno sguardo attento e partecipe che ci introduce a un dramma senza fine. E lo fa usando la metafora dell'occhio pigro di Samuele, il bimbo autoctono che come passatempo costruisce fionde di grande precisione e che usa chiudendo l'occhio sinistro, non accorgendosi che con quello non ci vede un bel niente. In definitiva, è con l'occhio sano che gli è permesso di ammirare gli alberi, gli uccelli e di leggere i libri. E' la scelta più comoda e meno faticosa.
Ma ecco che quando si tratta di guardare alle disgrazie umane che approdano sull'isola, quando c'è da aprirsi all'angoscia di chi proviene da lontano rischiando la morte, chissà perché, si usa sempre l'occhio sinistro.
Forse per questo, per il Regista dipinge una Lampedusa poco turistica, così grigia, piovosa, quasi fredda: quello che doveva essere un porto sicuro, nella realtà sembra rivelarsi qualcos'altro.
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