Regia di Fabio Bonifacci, Francesco Miccichè vedi scheda film
Per il loro esordio alla regia, gli sceneggiatori Fabio Bonifacci (Benvenuti al nord, Si può fare) e Francesco Micciché (per lui, una lunga esperienza televisiva alle spalle), producono un soggetto ambizioso, basato principalmente sulla scrittura che, nelle intenzioni, dovrebbe fare da perno.
Premesso che non si adagiano sugli allori delle solite storielle dal facile acchito, peccano proprio su quello che dovrebbe essere il loro punto forte, ossia il corpo del racconto.
Quando per Davide (Edoardo Leo) sembra arrivare il momento della svolta in ambito lavorativo, incontra Marcello (Marco Giallini) che, grazie all’aiuto delle sue due collaboratrici, lo raggira. Finito in disgrazia, Davide non si perde d’animo e lo rintraccia. Da qui nasce una nuova collaborazione che, tra una truffa e l’altra, potrebbe rimetterlo in sella. Quando si ha a che fare con certa gente, non si sa mai dove si andrà a finire: si può ottenere tutto o finire ancora più in basso.
Fondamentalmente, Loro chi? ha le idee giuste per dar vita una commedia sofisticata, creando una scatola dentro un’altra, peccato poi che le stesse non siano seguite da tutto quel marchingegno che, in questo tipo di struttura, è un elemento fondamentale.
Il film cerca di stupire, parte dalla formula che vede uno sprovveduto e un lestofante condividere la scena, sfrutta la condivisa disperazione lavorativa e il desiderio di guadagnare soldi facili con il fine di prendere lo spettatore alla sprovvista.
Questo tavolo da gioco, poco battuto dal cinema italiano, deve però fare i conti con il cinema americano, prova a copiarne la velocità di esecuzione ma poi fa acqua da tutte le parti.
Infatti, vorrebbe essere sofisticato ma poi non va oltre uno schema che, al netto delle sue evidenti mancanze, può essere al più piacevole.
Soprattutto, si comporta come se tutti, ma proprio tutti, fossero degli sprovveduti, costruendo inganni poco ragionevoli, ma il pubblico non lo è, sa riconoscere le farse prive delle carte vincenti, da qui deriva un flop senza appello.
Da un dispositivo pieno di falle, consegue il ridimensionamento anche della prova da mattatore di Marco Giallini, mentre Edoardo Leo ricopre il ruolo del classico sfortunato, peccando in maniera madornale nell’ardito passaggio successivo.
In fondo, gli interpreti sono comunque gli ultimi colpevoli, testimoniando l’ennesima riprova per cui tentar può nuocere se la base di lavoro non è congrua alle ambizioni, che in questa circostanza ci sarebbero tutte.
Quando le giunture sono cigolanti, non ci sono vie di fuga, anche se la facciata non lesina in tentativi per figurare vivace.
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