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Vertigine

Regia di Otto Preminger vedi scheda film

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La recensione su Vertigine

di munnyedwards
9 stelle

Sogno o son desto?

Se lo chiede il detective McPherson mentre osserva incredulo il fantasma di una donna morta, ma la bellezza di Laura Hunt è concreta come il peso di un ossessione, l’immagine che si specchia in un dipinto ha la forza di un amore travolgente nato in una notte di alcool, solitudine e pioggia, e allora sogno o son desto pensa McPherson?

La stessa domanda se la pone lo spettatore, sorpreso da un twist dal sapore indecifrabile e ambiguo, una Vertigine che dura da più di settantanni e che si ripresenta ad ogni visione immutata nel suo fascino malizioso, nella sua essenza onirica/fantastica, nel suo gioco interpretativo che non propone soluzioni ma solo ipotesi, perché così ha voluto Otto Preminger in quello che di certo si può considerare il suo primo vero film, nonché probabilmente il migliore.

Che annata il 1944 per il noir, sembra quasi che i più grandi maestri del genere si siano dati appuntamento nelle sale per una sfida all’ultimo capolavoro, chissà se questi film all’epoca furono davvero percepiti come tali o se il tempo e una critica lungimirante abbia contribuito ad innalzarli al posto che meritano, pellicole come La donna del ritratto (Lang), La fiamma del peccato (Wilder), La donna fantasma (Siodmak), L’ombra del passato (Dmytryk) e ovviamente Vertigine (Laura in originale) firmato Preminger.

 

Laura2

 

Film fortemente voluto dal regista viennese che da producer della Fox acquista i diritti del romanzo di Vera Caspary (id.1943) affidandone l’adattamento a Jay Dratler, Samuel Hoffenstein ed Elizabeth Reinhard (non accreditato Ring Lardner Jr.), un lavoro che inizialmente non soddisfa l’autrice del libro per alcune modifiche alla trama ma Preminger non se ne preoccupa e va avanti per la sua strada, ben sapendo che l’ostacolo più grande si chiama Darryl F. Zanuck, boss della Fox che proprio non vuole affidargli la regia.

Tra i due non corre buon sangue e Zanuck chiama Rouben Mamoulian, ma dopo qualche giorno ci ripensa e torna a Preminger, il quale forte di una posizione di vantaggio riesce ad imporre tutte le sue scelte, cominciando da quel Clifton Webb al tempo conosciuto solo per le sue performance teatrali, per la fotografia sceglie Joseph La Shelle mentre la musica viene affidata al giovane David Ruksin.

Vertigine fu un grande successo di pubblico e critica, La Shelle vinse l’Oscar, Webb si dovette accontentare di una Nomination, Raksin compose una partitura entusiasmante che ancora oggi viene ricordata, le scelte di Preminger furono tutte azzeccate e gli consentirono una vittoria totale, oltre che una grande rivincita su Zanuck.

 

 

La bella pubblicitaria Laura Hunt (Gene Tierney) viene uccisa in casa con un colpo di fucile in pieno volto, dell’indagine è incaricato il detective McPherson (Dana Andrews) che attraverso varie testimonianze cerca di ricostruire la vita della donna, nel quadro dell’inchiesta entrano quindi diversi personaggi, il giornalista Waldo Lydecker (Clifton Webb), l’amante di Laura e suo promesso sposo Shelby Carpenter (Vincent Price), la zia Ann Treadwell (Judith Anderson), una serie di figure ambigue e sfuggenti che nascondono la verità con il mestiere dei professionisti.

McPherson non è uno sprovveduto e non si fida di nessuno ma non può evitare di restare affascinato dalla figura di Laura, che in un certo senso viene mitizzata dalle parole dei “narratori” che l’hanno conosciuta, il detective resta coinvolto nella misteriosa vicenda ma sopratutto si innamora di una donna morta dal fascino irresistibile, passa le notti nella casa della vittima ammaliato da un bellissimo quadro che la ritrae in tutta la sua avvenenza, Laura Hunt diventa un ossessione che di colpo prende forma, una notte se la ritrova davanti viva e vegeta e allora...sogno o son desto?

 

 

Il film si apre con la classica voce off, quella del giornalista pigmalione Waldo Lydecker, uomo di mezza età che scopre il talento della giovane Laura lanciandola nel mondo dell’alta società, l’uomo le costruisce una carriera importante ma al contempo ne frena le ambizioni sentimentali, nessuno secondo Lydecker è all’altezza di Laura, a parte lui stesso naturalmente.

 

Non dimenticherò mai il week end in cui Laura morì.

Un sole d’argento bruciava nel cielo come un enorme lente d'ingrandimento, non ricordo una domenica più calda.

Mi sentivo come se fossi l'unico essere umano rimasto a New York.

L’orribile morte di Laura mi rendeva solo.

Io, Waldo Lydecker…ero l’unico che la conosceva veramente”.

 

Vertigine è un opera che sviluppa due differenti piani di lettura, due percorsi narrativi che propongono chiavi interpretative diverse che si basano sulla variante fondamentale del punto di vista, da una parte il brillante ma velenoso Lydecker, dall’altra il rozzo poliziotto McPherson, in mezzo a formare un triangolo sentimentale platonico ma di grande forza evocativa c’è la figura di Laura Hunt, donna dei desideri, femme fatale a cui non si può sfuggire, perché la sua forza ammaliatrice non ha confini tanto meno quelli incorniciati di un dipinto.

 

 

E così nella prima parte del film Preminger rispetta tutte le regole del genere, uno svolgimento mystery che si basa sulla ricostruzione degli eventi e sulla creazione del personaggio di Laura, una detection che ci viene proposta da un unica voce, quella di Lydecker, protagonista sfuggente ma dalla mente non comune (“L’assassinio è il mio delitto preferito”), giornalista crudele ma cinicamente ironico con i suoi modi altezzosi e la battuta sempre pronta.

Impossibile non provare simpatia per Lydecker, la prova attoriale di Clifton Webb è eccezionale ma la sceneggiatura ricca di spunti e dialoghi al vetriolo lo aiuta molto, resta il fatto che a metà film arriva la svolta decisiva, il racconto cambia narratore e in scena entra McPherson, lo vediamo avvilito su una poltrona mentre si ubriaca e osserva il ritratto di Laura, Preminger muove la macchina da presa in un carrellata in avanti e poi subito dopo torna indietro, la successiva svolta e per inquadrare la protagonista che rientra nella sua casa trovandoci un estraneo, un uomo che sgrana gli occhi davanti ad un fantasma.

Da questo punto in poi la storia segue il punto di vista di McPherson, la donna racconta di essere fuggita nella casa di campagna per meditare sul suo imminente matrimonio, dichiara di non sapere nulla di quanto accaduto, non conosce la donna che è morta in casa sua (al suo posto), le indagini proseguono serrate fino ad un finale avvincente e romanticamente malinconico.

Ma resta il dubbio, quanto è affidabile il racconto del detective?

 

 

E’ una versione rivista e corretta del dramma dove la donna che ama non muore e lui la salva all’ultimo momento?

Preminger non chiarisce il mistero lasciando allo spettatore la possibilità di interpretare la storia come meglio crede, una soluzione dalla resa indubbiamente elegante, di grande fascino formale e testuale, una variante che rende unico il film e che a distanza di tanti anni lo pone tra i capisaldi del genere, un noir dalla forte impronta onirica ma allo stesso tempo solidamente ancorato ad una messa in scena classica, rigorosa, tremendamente efficace.

Difficile trovare stonature, Vertigine è uno di quei film dove ogni tassello sembra andare al suo posto con naturale perfezione, le Nomination agli Oscar furono quattro, per l’ottima sceneggiatura non originale, per la regia, per l’attore non protagonista Clifton Webb e per la fotografia di La Shelle che fu l’unico a portare a casa l’ambita statuetta.

Opera imprescindibile, capolavoro immortale che il tempo non può scalfire, Laura ci conquista ancora oggi grazie anche alla bellezza di Gene Tierney, attrice dotata di un fascino unico, pari solo alla sua sfortunata vita privata, fu comunque tra le predilette di Preminger che la chiamò in scena in molti suoi film (Il segreto di una donna, Sui marciapiedi, Tempesta su Washinghton).

Voto: 9

 

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