Un ragazzo perde entrambi i genitori in un incidente. Un anziano conte lo convoca nella sua immensa e sfarzosa villa; il ragazzo scopre così che il figlio del conte (anch'egli morto da tempo) era in realtà il suo vero padre. La permanenza nella villa consente al giovane di conoscere una bella ragazza dal fascino morboso; quando finalmente vi si approccia, l'ennesima tragedia incombe.
Fra la fine degli anni Quaranta e i primi anni Settanta, Gianni Vernuccio ha diretto oltre una ventina di titoli, fra cappa & spada, musicali, romantici e anche questo horror. Genere più evocato dalle atmosfere che dalle immagini, cupe ma prive di violenza esplicita; la sceneggiatura è di un certo Enzo Ferraris (non quello di Maranello, quasi: c'è una S di troppo), che gareggia in anonimato con il regista. E anche la storia di per sè potrebbe partecipare a questo ipotetico concorso: la trama si riassume in pochi e semplici avvenimenti, la narrazione si dipana con ritmi da sbadiglio cronico, anche la recitazione non sempre 'professionale' non aiuta a prendere sul serio la pellicola. Fra gli interpreti si possono citare altri nomi dalla popolarità che rasenta lo zero: Cristina Gajoni, Licia Lombardi, Alba Rigazzi, Alex Morrison, Walter Pozzi, Tony Bellani. Vernuccio si ritaglia i crediti nei titoli di testa in qualità di soggettista, montatore e direttore della fotografia: un tris che la dice lunga sulla maniera economica e poco meglio che casereccia in cui il film è stato realizzato. Per il regista si tratta inoltre della penultima prova dietro la macchina da presa: cinque anni più tardi con Paolo e Francesca chiuderà la sua carriera nel cinema. 2,5/10.
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