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Circuito chiuso

Regia di Giuliano Montaldo vedi scheda film

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La recensione su Circuito chiuso

di tafo
7 stelle

Meta-cinema metà film di genere metà filosofia sulla potenza delle immagini.

Morte al cinema che diventa morte nel cinema. Riflessione sulla capacità di farsi invadere dalle immagini sullo schermo che si trasforma in un orrore senza spiegazioni razionali o logiche. Tutti sono spettatori ognuno vede  che lo sparo viene dalla pellicola ma nessuno riesce a guardare aldilà della propria immaginazione. Andare al cinema diventa una esperienza totale che ti trasforma che ti fa uscire diverso anche se ognuno entra nella sala per i suoi motivi personali o artistici. Marchettari, imboscati, amanti, vecchi, bambini , militari, sociologi e anche qualche amante del cinema tout court si ritrovano ad essere testimoni oculari di un omicidio. Tutti intenti a guardare l’assassino senza vederlo tutti con i sensi all’erta a seguire il film ma nessuno o quasi pronto a credere che quello che accade nella pellicola sia reale. Lo spaghetti-western che viene proiettato diventa un giallo dove la polizia se vuole trovare la verità non può eliminare l’impossibile. Ri-fare la scena ri-guardare Giuliano Gemma che spara verso il pubblico significa assistere di nuovo alla morte nello stesso luogo e nello stesso posto della precedente e della successiva. Il giallo non può che diventare sempre di più un horror di fantascienza dove il cinema  è assediato dalla volgarità della pubblicità , dalla televisione che  letteralmente entra dentro il cinema  per calmare, per narcotizzare il pubblico che non può abbandonare il luogo dei delitti, la stampa che assedia fuori che cerca la notizia scandalosa a tutti i costi. Lavoro semplice ma convesso che buca e brucia lo schermo. Il regista ci indica la via per il cinema del futuro sempre più tecnologico e interattivo con un film maledetto pensato per la tv e poco visto in sala che andrebbe riscoperto come  opera riflessiva e degenere.

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