Regia di Giuliano Montaldo vedi scheda film
Non nutro alcuna antipatia nei confronti di quei film concepiti con la chiara e ferma intenzione di creare suspense ed interesse tramite fatti di cronaca inventati o meno dove maggiore peso hanno il mistero e tutte le piste seguite per cercare di arrivare alla soluzione del caso.
Sono senz'altro dei film che hanno il potere di tenere inchiodato lo spettatore sulla poltrona e quindi non vanno di certo scartati o visti con un certo pregiudizio come se si trattasse di un qualcosa non meritevole di ricevere tante attenzioni. Naturalmente per guadagnarsi stima e considerazione devono saper convincere fino al termine perché si può essere attraenti quanto si vuole ma, se alla fine ci si rende conto che tutto l'armamentario è stato sostenuto da una trama strampalata, è chiaro che si va a fallire clamorosamente.
Ecco questo è uno di quei film che sanno infatuare fino a quando l'epilogo non fa capire in maniera inequivocabile che si è fatto tanto chiasso per arrivare ad una conclusione illogica e priva di senso.
È impossibile infatti poter credere al fatto che si possa avvertire la presenza delle cose a cui si pensa ed esserne addirittura danneggiati se si tratta di figure minacciose e malvagie: è un leone la figura minacciosa a cui si pensa ed ecco allora che ce lo si trova davanti pronto a divorare con gusto e voracità.
D'accordo che nel cinema la logica a volte si può mettere da parte per privilegiare lo spettacolo ma è anche vero però che si tratta di un lusso che non può essere di certo concesso ad i film gialli che per loro natura devono saper disseminare tanti indizi e poi congiungerli con un certo criterio logico.
Qui invece l'anello di congiunzione è esile ed inconsistente perchè tutto si schianta di fronte ad un finale irrealistico e per certi versi sconclusionato: un certo numero di persone si reca in una sala cinematografica del posto per assistere ad un film western ed una di loro perde la vita nello stesso momento in cui il personaggio della pellicola uccide il suo nemico dopo un interminabile e violento duello avuto con lui. Ad entrare in qualche modo in simbiosi con quella scena del film è sempre lo spettatore che ha la sventura di sedersi su una precisa poltrona tra quelle presenti nella sala. È l'immedesimazione a farlo entrare in contatto diretto con la vicenda a cui assiste, avviene la fusione ed è così che anche lui diventa bocconcino succulento del cowboy.
Insomma in qualche modo lo sfortunato si trova catapultato inconsapevolmente sul grande schermo con tutte le conseguenze o i privilegi del caso. Fenomeni paranormali che per i miei gusti non si addicono ad un film giallo che,per farsi valere, deve saper intrattenere e nello stesso tempo non perdere mai di vista la realtà: i tasselli del puzzle vanno smossi ma poi è importante saperli mettere al punto giusto altrimenti verrebbe a mancare l'arte di sapersi aggrovigliare e sbrogliare con dimestichezza ed in maniera logica senza in alcun modo ricorrere alle scorciatoie.
Purtroppo in questo film non si è seguita la strada maestra per scelta o inettitudine e la qualità a mio avviso ne ha risentito parecchio.
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