Regia di Rainer Werner Fassbinder vedi scheda film
“Memories are made of this”, la celebre e pertinente canzone cantata, tra gli altri, da Dean Martin, intona l'attrice matura ed un tempo diva conosciuta come Veronica Voss in occasione della sua ultima festa, quella dell'addio al mondo delle scene, e anche molto di più, come saprà chi ha visto il film.
E Fassbinder, in piena, matura vena melodrammatica senza freni, ci regala, al suo penultimo film e poco prima di Querelle, un personale Viale del tramonto inerente una stella di prima grandezza del cinema prodotto, scritto e finanziato dal nazismo; dunque una diva ormai dimenticata, demodé, scomoda anche per essere relegata a particine minori ed insignificanti, che tuttavia accetta per potersi permettere le cure derivanti da un pesante esaurimento nel quale è caduta senza possibilità di recupero, e a causa del quale è in cura presso la clinica di quella che si rivela una sadica dottoressa, che conduce pian piano l'ex star fino alla dipendenza dalla morfina, pena crisi violente e scatti di ira incontenibili.
In contatto con questo tormentato personaggio, subentra per caso un rozzo giornalista sportivo che tuttavia non riesce a non interessarsi al caso, coinvolgendo pure la compagna di vita e intraprendendo a sue spese un'indagine dalla quale nessuno, ma proprio nessuno, riuscirà ad uscirne vincitore.
E in questo contesto “Memories are made of this”, che esce meraviglioso dalla voce roca di una Rosel Zech che diviene un'altra Marlene, o comunque la quintessenza di un divismo demodé ma che non si arrende, è perfetta per sintetizzare la malinconica condizione di chi ha vissuto in alto, anche grazie ad un patto scellerato che ha messo da parte coscienza e convinzioni personali, e che ora si ritrova perduto,solo ed inadeguato in balia degli squali e degli approfittatori senza scrupoli.
Il film è condotto come un noir avvincente e retrò, che ci fa rivivere i fasti del cinema di un tempo senza rinunciare al coté melodrammatico che in Fassbinder trova sempre modo di esprimersi sfrenato e geniale, quasi senza ritegno. Premiato coerentemente assieme all'attrice con l'Orso d'Oro a Berlino.
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"Veronica Voss vive nel passato. Ciò che conta per lei è il suo momento di gloria, quando era un'acclamata diva dell'UFA. Se a Maria Braun e a Lola non rimane altro che cancellare il passato e guardare avanti, Veronica invece, per poter continuare a sognare l'epoca del Terzo Reich in cui, favorita dal regime, ha vissuto una grande stagione, deve rifugiarsi nella dipendenza dalle droghe. Per contrasto Fassbinder affianca alla sua protagonista due figure che, per ragioni completamente diverse, non essendo riuscite a chiudere con il loro passato, non si sono mai veramente inserite nella Germania del dopoguerra. Si tratta di due reduci da Treblinka, un antiquario e sua moglie. Per riuscire a sopportare quanto hanno vissuto, diventano come Veronica Voss, dipendenti dalla morfina e sono poi costretti a lasciare tutto il loro patrimonio alla dottoressa. Tema del film è dunque anche il tentativo di sfuggire a un passato al quale non ci si riesce a sottrarre. (...) La prima di Veronica Voss alla Berlinale del 1982 fu per Fassbinder un vero e proprio trionfo. Finalmente la giuria gli attribuì il tanto ambito Orso d'oro. Con Veronica Voss, degna risposta al capolavoro di Billy Wilder Sunset Boulevard (Viale del tramonto), Fassbinder non aveva prodotto soltanto un film avvincente, bensì realizzato una pellicola tecnicamente perfetta, quella che probabilmente più si è avvicinata a un obiettivo che Fassbinder si prefiggeva da anni: creare un film hollywoodiano in Germania". (Jurgen Trimborn, "Un giorno è un anno è una vita" - Biografia di Rainer Werner Fassbinder - edizioni "Il Saggiatore")
Tutto giusto è motivato
Grazie Valerio! Sono sempre preziosi e indispensabili i tuoi interventi. Un caro saluto.
Assolutamente
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