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Il vero e il falso

Regia di Eriprando Visconti vedi scheda film

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La recensione su Il vero e il falso

di mm40
4 stelle

Da Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto di Elio Petri (1970) in avanti, il cinema italiano scopre il fascino del film a tesi senza limite di colpi bassi, che mira direttamente al cuore delle istituzioni: le forze di polizia, la politica, la magistratura. Ecco così che il nipote di Luchino Visconti, attivo da dieci anni e quattro film, scrive (con Luigi Malerba ed Enzo Gicca) e dirige questa storia ambientata per metà - la seconda - in tribunale che ha come esplicita e sconsolante morale la constatazione che la Giustizia con la G maiuscola è un'utopia. Ma non è una storia prettamente italiana, è piuttosto un apologo generico e sempre valido, tanto che la pellicola verrà esportata con discreto successo anche in Germania e Portogallo. Degno di nota è l'utilizzo in un ruolo abbastanza importante, in cui se la cava bene, di Terence Hill (con questo nome), reduce dai successi dei due Trinità; in realtà non si tratta però di un vero e proprio esordio nel cinema impegnato per l'attore abituato a western e scazzottate ridanciane: già tre anni prima, infatti, era stato impiegato da Lizzani nel suo Barbagia, la società del malessere. Anche il resto del cast funziona: nei ruoli centrali troviamo Adalberto Maria Merli, Martin Balsam e Paola Pitagora, mentre in particine ci sono anche caratteristi del calibro di Pietro Tordi e Rita Calderoni. Il ritmo rallenta nella seconda metà, ravvivandosi grazie a una serie di flashback che però alla lunga, troppi e alcuni troppo lunghi, distraggono. Niente di eccezionale le musiche di Giorgio Gaslini. 5/10.

Sulla trama

Una donna viene riconosciuta colpevole di un omicidio che non solo non ha commesso, ma che neppure è stato commesso da altri: la presupposta vittima è infatti ancora viva. La donna si vendicherà una volta uscita di prigione.

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