Regia di Rob Zombie vedi scheda film
Gli crediamo ancora a Mr. Zombie? La sua è un’autorialità sincera o siamo già nel puro esercizio di stile? Gli elementi ci sono tutti, quelli che ormai possiamo riconoscere in ogni suo film. Il white trash americano (e qui anche quello nero), i seventies e la loro musica, gli spezzoni di filmini amatoriali girati in super8, il culo della moglie, i freaks grotteschi (e a volte francamente ridicoli), gli effetti psichedelici, i fermoimmagine come punteggiatura del racconto, il sangue a ettolitri, la violenza e le torture, le battutacce a sfondo sessuale, la notte di Halloween e i suoi macabri demoni. In 31 lo scarto narrativo è nella presenza di un gioco mortale a cui i personaggi saranno costretti a partecipare, Malcolm McDowell appare in vesti da burlesque a orchestrare la macelleria ludica. Un’unica inquietante presenza, Doom Head, un Joker travestito da Nosferatu, un monologo inziale mentre ti fissa dritto negli occhi, poi citazioni di rivoluzionari sudamericani, sigari e coltelli a serramanico in ordine sparso. E un ultimo ghigno diabolico, accompagnato dalla voce di Steven Tyler, che finisce per trasformare la sua follia in una parvenza d’amore.
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