Regia di Ben Stiller vedi scheda film
Dignitoso sequel appannaggio quasi esclusivo degli appassionati cultori dell’archetipo. Livelli di demenzialità cosmici e trovate debordanti ne fanno un concentrato di energia travolgente.
“Zoolander 2”, seguito del film demenziale che ha dato fama quasi imperitura a Ben Stiller e Owen Wilson, ripercorre la strada tracciata dall’archetipo, non tralasciando nessuno dei numerosi meccanismi dimostratisi vincenti, anzi calcando ulteriormente la mano su citazionismo e camei. Questi ultimi, da guinnes, scandagliano il mondo dello spettacolo, della musica, del cinema, financo della moda e dell’arte, nel tentativo (riuscito) di tenere perennemente alta l’adrenalina dello spettatore.
Il risultato è tanto soddisfacente quanto può essere spiazzante e straniante per quelle categorie di spettatori non avvezze alla zoolandermania: chi non conosce il mondo demenziale di Derek e compagnia, chi non arriva preparato alla visione, chi per principio o per indole disdegna il genere, ne esce con le ossa rotte. Per tutti gli altri, il ritorno di Derek ed Hansel, perfino del temibile Mugatu, è una manna dal cielo.
Un film che parte in sordina per poi salire di tono (e di livello) col passare dei minuti, finendo per essere un sequel degno. Ed è un risultato invidiabile perché quello che solitamente manca al sequel, l’effetto novità, viene rimpiazzato qui con un numero pressoché sterminato di invenzioni che spaziano tra nonsense e demenzialità pura. Il tempo probabilmente non ci consegnerà un numero di battute da annali così come per l’originale, ma lo scampato rischio-vilipendio è già un buon traguardo.
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