Regia di Roger Corman vedi scheda film
Roger Corman, (ri)assemblando elementi tipici del genere, porta lo spettatore into “The Terror” con poche ed efficaci sequenze: un castello arroccato su uno spuntone di roccia; il buio della notte squarciato da tuoni e fulmini; il mare in tempesta che si infrange sugli scogli; un vecchio che cammina silenziosamente tra le sale del castello; una porta che si apre… un cadavere in avanzato stato di decomposizione che esce all’improvviso. Da lì in poi, prendono corpo apparizioni e sparizioni; magia e vendette; ragione e sentimento.
Il fatto che sia stato girato in pochi giorni, con un budget irrisorio, un attore a tempo (Boris Karloff), e con dei set riciclati (da “I maghi del terrore”), rende ancora più incredibile pensare come abbia fatto Corman a mettere insieme i cocci in maniera così convincente, imprigionando lo spettatore in una morsa di mistero, suspense e colpi di scena da cui è impossibile non rimanere affascinati. Un costante senso di morte e un via via sempre più crescente senso di colpa non lasciano tregua!
Le azioni si svolgono prevalentemente in interni dalla tipica atmosfera gothic: freddi, sinistri, enigmatici; ammantati da un variopinto cromatismo che, puntando su toni artificiali, amplifica l'estraniamento e lo stordimento dello spettatore.
“La vergine di cera” ( “The Terror”) è un film realizzato con lo scalpello; volutamente non levigato. Un'opera per questo unica, non realizzata in serie, un po' come quelle che uscivano dalle vecchie botteghe artigiane. E Corman, da buon “maestro d'ascia” accoglie presso la propria factory dei giovani garzoni (Monte Hellman e Francis Ford Coppola!) rivelando loro i trucchi del mestiere. A chiudere il cerchio ci pensano, poi, uno stanco e vecchio Boris Karloff e un giovane Jack Nicholson particolarmente trattenuto nella recitazione.
Un B-movie d'autore... perfettamente imperfetto!
8
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