Regia di Fabrizio Ferraro vedi scheda film
Fabrizio Ferraro è un cineasta estremamente interessante. Tra i “novissimi”, uno dei più appartati. Nonostante un corpus filmico di tutto rispetto, il cui titolo più noto è Quattro notti di uno straniero, continua a essere un imprendibile. Il suo ultimo Sebastian0, radicalissima rivisitazione del martirio del santo – riflessione sul gesto e sulla forma – è in corrispondenza stretta con questo notevole Wenn aus dem Himmel... Quando dal cielo... La struttura minimale di quel film trova un corrispettivo nel dispositivo osservazionale che il regista mette in atto. In un auditorium vuoto e quasi al buio, Paolo Fresu e il bandoneonista/pianista Daniele Di Bonaventura suonano e improvvisano sotto lo sguardo di Manfred Eicher, patron dell’etichetta discografica ECM. Ferraro osserva il farsi della musica come se tentasse di carpire il segreto stesso della creazione e delle bellezza. Conservando negli occhi la lezione straubiana e il ricordo di One Plus One di Jean-Luc Godard, Ferraro crea uno spazio dove l’interazione fra i due musicisti trova un riflesso nel lavoro del regista. La creazione, e le sue ombre, si riflettono così in quel che Garrel definiva il magistero dell’arte. La creazione come lavoro e, ovviamente, il lavoro come creazione. Un gesto filmico assoluto, che vive nella durata. Un piccolo miracolo, dunque, arduo, ma anche perdutamente attonito, come quando dal cielo cadono segni e gli uomini l’interrogano rapiti.
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