Regia di Robert Aldrich vedi scheda film
"Non mi fido di lui. Ha l'animo nobile, non ci si può contare". Storia del rapporto amore/odio tra due avventurieri nel Messico rivoluzionario di fine '800. Fotografia magnifica, regia elettrizzante e barocca di Robert Aldrich e due attori perfetti (un solenne Cooper e un ghignante, indimenticabile Lancaster) per un western davvero imperdibile.
Messico, 1886. La rivoluzione dei campesinos contro gli oppressori austriaci è lo scenario perfetto per molti avventurieri americani decisi a sfruttare la situazione in cerca di denaro facile, mettendosi a disposizione del migliore offerente. L'anziano Ben Traine (Gary Cooper) incontra per caso il connazionale Joe Erin (Burt Lancaster), e insieme a lui ed ai suoi uomini viene ingaggiato per scortare una contessa francese ed il suo carico d'oro fino a Vera Cruz, dove li attende l'esercito dell'imperatore Massimiliano d'Asburgo. L'oro fa gola a molti, compresi i rivoluzionari messicani. E ognuno dei protagonisti fa il doppio gioco.
"Non mi fido di lui. Ha l'animo nobile, non ci si può mai contare", dice Joe riferendosi a Ben, ed è una delle frasi che esprime meglio di tutte il rapporto odio/amore tra i due protagonisti. Il rapporto tra questi due personaggi è proprio il fulcro narrativo di Vera Cruz, e mette in secondo piano anche il discorso morale del film, ovvero l'avidità e la sete di ricchezza che si contrappone agli ideali. Secondo western diretto da Robert Aldrich nello stesso anno dopo L'ultimo Apache, è anche il secondo capitolo di una collaborazione con Burt Lancaster che ha prodotto alcuni dei migliori frutti nella cinematografia di entrambi. Da subito molto amato dalla critica europea, Vera Cruz è un film che si pone in contrasto con il classicismo del genere per travalicarlo picarescamente. Fotografato magnificamente, visivamente bellissimo e barocco e con alcune sequenze indimenticabili (la carrellata panoramica che svela l'accerchiamento da parte dei rivoluzionari o il duello finale, solo per citarne alcune), Vera Cruz è già un'opera tipicamente "aldrichiana" per la sua visione cinica e pessimistica dell'umanità.
I due interpreti sono straordinari. Da una parte un maturo e controllato Gary Cooper, quasi solenne nella sua imponente statura morale. Dall'altra un gigionesco Burt Lancaster in uno dei suoi più grandi ruoli di sempre: vestito sempre di nero e sorriso a 32 denti stampato sull'adorabile faccia da canaglia, dà vita ad un personaggio memorabile. Il suo Joe Erin risulta alla fine il personaggio più autentico, un antieroe anarchico e a suo modo romantico che si sceglie di andare incontro al suo destino con una pistola scarica. Perché in fondo Ben è stato il suo "unico amico".
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