Regia di Federico Spinetti vedi scheda film
È, come sempre, una questione privata: creare un gruppo punk per «salvarsi la vita», trasformarlo in qualcos’altro perché è ora, scioglierlo burrascosamente e poi, dopo 15 anni, provare a rimetterlo insieme, in un teatro mezzo ristrutturato mezzo diroccato, vedere se è rimasto qualcosa da dire, qualcosa da fare. È una questione privata anche la scoperta che squarcia la storia familiare di Massimo Zamboni, fondatore (con Giovanni Lindo Ferretti: grande assente alla reunion, emerge diafano dai filmati di repertorio) di CCCP e CSI: cresciuto fissando negli occhi i caduti per la libertà sulle lapidi che punteggiano l’Emilia e percorrendo, tra carriera ed esistenza, il sentiero che collega la Resistenza di ieri a quella odierna, apprende che il nonno materno, fascista, fu ucciso dai partigiani durante la guerra. Illuminando così una verità scomoda e facilmente rimossa, e cioè che il nemico, di frequente, sta dentro e non fuori: i Post CSI lo mettono al centro del proprio cerchio durante le intense sessioni di composizione filmate da carrelli avvolgenti, lasciando sospese, fuoricampo, le discussioni che ancora oggi contrappongono questi musicisti-intellettuali dalle teste e dai corpi così diversi e distanti. Poi si sfogliano i ricordi, memorabilia sbriciolati, documenti d’archivio, e i campi lungo la Linea gotica che, da soli, sanno evocare spari e canti. Con occhi lucidi e testardaggine: una questione privata collettiva.
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