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La loi, le combat d'une femme pour toutes les femmes

Regia di Christian Faure vedi scheda film

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La recensione su La loi, le combat d'une femme pour toutes les femmes

di hupp2000
8 stelle

Come non apprezzare un film che, pur raccontando una vicenda storica di cui si conosce l’esito, tiene costantemente alta la tensione e riesce a suscitare la curiosità dello spettatore. E’ quanto avviene lungo i 90 minuti che ripercorrono le giornate di dibattito parlamentare che alla fine del 1974 portarono la Francia a depenalizzare e regolamentare l’interruzione volontaria di gravidanza. Fino all’ultimo momento, l’approvazione della legge fu tutt’altro che scontata. Il Ministro della Sanità Simone Veil dovette infatti fare i conti con un complicato intreccio di posizioni politiche e veti incrociati, che rischiarono di mandare all’aria l’intero progetto. Basti ricordare che una parte non trascurabile della stessa maggioranza governativa si schierò contro, che la sinistra comunista e socialista era a favore purché il testo prevedesse la gratuità degli interventi e l’impossibilità dell’obiezione di coscienza da parte dei medici. Quest’ultimo aspetto suscitò ovviamente la reazione della Chiesa cattolica, che pose proprio il diritto all’obiezione come condizione per mantenersi neutrale al momento del dibattito. Il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Medici si schierò contro l’intero disegno. L’accettazione di amari compromessi da parte della sinistra e il voto favorevole dello schieramento di centro, per nulla scontato, fece pendere l’ago della bilancia. Il risultato fu un testo di legge ancora imperfetto, ma migliorato e semplificato negli anni successivi.

La prova recitativa di Emmanuelle Devos costituisce senza dubbio un punto di forza della pellicola, ma non è l’unico. L’attrice si cala nel personaggio con il talento che le conosciamo. La sua trasformazione è talmente riuscita da ricordare la straordinaria prestazione di Meryl Streep nei panni di Margaret Thatcher che le valse l’oscar come miglior interprete femminile per “The Iron Lady” di Phyllida Lloyd nel 2012. Ho conosciuto Simone Veil Presidente del Parlamento Europeo, quando vi lavoravo nel 1981, e devo dire che la somiglianza mi ha fatto venire la classica pelle d’oca. Non è soltanto una questione di trucco, abbigliamento e acconciatura. Emanuelle Devos riprende anche la gestualità, l’andatura, lo sguardo e i toni di voce di una donna di rara autorevolezza istituzionale. Il film ha altresì il pregio di proporre una ricostruzione storica accurata quanto istruttiva per chi all’epoca era troppo giovane o non ancora nato. Nel corso del racconto, si incontrano i protagonisti del settennato presidenziale di Valéry Giscard d’Estaing, uomini e donne di governo e delle opposizioni, intellettuali, esponenti del clero, tutti interpretati con misura e aderenza, anche se schiacciati dal confronto con la figura di Simone Veil. Un po’ come avvenne in quelle concitate giornate. Siamo in presenza di un telefilm che secondo me avrebbe avuto diritto ad un passaggio nelle sale cinematografiche, un prodotto voluto dalla televisione pubblica francese per commemorare il 40° anniversario dell’approvazione della legge. Dubito che in Italia nel 2018 avremo diritto ad un’iniziativa analoga da parte della RAI...

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