Regia di Peter Greenaway vedi scheda film
Il ventre quale luogo di gestazione e nascita, digestione e morte: il corollario dell’ossessione questa volta è l’allestimento a Roma di una mostra su Boullée, architetto specializzato in cupole, e la bulimia quale espressione organica dell’horror vacui. Come sempre in Greenaway l’accumulo di simbolismi non produce nuovi significati ma soddisfa più che altro un’urgenza enciclopedica. L’impressione generale è che la narrazione non proceda e i personaggi precipitino nell’allegoria. Luci di Vierny e musiche di Mertens agevolano la fruizione di un esercizio altrimenti troppo intellettualistico.
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