Regia di Elia Kazan vedi scheda film
Siamo nel Mississippi.
Archie, un cotoniere in declino (Karl Malden) vive in una vecchia casa colonica fatiscente insieme alla sua sposa illibata, la Baby Doll del titolo (una fulgida Carroll Baker) che, ancora ragazzina, gli è stata data in moglie dal suocero a patto che il matrimonio venisse consumato e ratificato dopo il compimento del diciottesimo anno.
Nella zona sta facendosi rapidamente strada un altro cotoniere, l’intraprendente immigrato Silva Vacarro (Eli Wallach) (italiano, ma di Siviglia nella versione italiana).
Archie, per evitare il fallimento definitivo (gli hanno perfino pignorato i mobili di casa) e per ottenere le grazie della sua bambolina (che dorme in una culla nella sua cameretta separata) non vede altro modo che incendiare i capannoni del diabolico Silva, che, sospettando di Archie, gli fa visita per cercare le prove dell’incendio doloso.
Conosciuta la Bambolina, mette in atto una sottile opera di seduzione che risulterà utile per smascherare il colpevole dell’incendio doloso.
La trama è grezza, quasi inconsistente, anche se molto enfatica e teatrale: risente di una certa drammaturgia degli anni ’50.La storia, scritta da Tennessee Williams (quello de Il tram chiamato desiderio) è molto schematica, con personaggi abbozzati. Ma in mezzo a questi tipi approssimativi si staglia una Baby Doll straordinaria, indecifrabile, bambina ingenua e maliziosa nello stesso tempo, intrigante e sfuggente, candida e diabolica, pavida e velenosa, cinica e romantica. Scandalosamente seducente nei suoi veli, nei suoi pigiamini (da allora chiamati “babydoll”), nel suo pallore che esalta lo sguardo trasparente, a tratti sognante. Il valore dell’opera di Kazan è tutto - e unicamente - raddensato attorno alla sua figura. Ambigua e fascinosa al punto di sollevare le rimostranze di tutti i cattolici e i puritani d’America (Il Times lo definì "il film più osceno realizzato e proiettato legalmente in America”; mentre il cardinale Spellman, arcivescovo cattolico di New York lo considerava "più efferato dall'invasione sovietica dell’Ungheria!”).
Ma i tempi stavano cambiando: Lolita, il libro di Nabokov era uscito solo un anno prima, nel 1955; il film di Kubrick stava per arrivare, nel 1962.
Il bianco e nero di Boris Kaufman è stupefacente.
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