Regia di Joel Edgerton vedi scheda film
Lui e lei cavalcano l'onda della crescita, professionale e familiare.A che prezzo? Spesso,se non sempre,il successo dell'uno arreca un danno irreparabile nei confronti di chi si è dovuto piegare per fare posto.Fin dove è lecito spingersi per conquistare il podio? Buone domande ed argomentazioni racchiuse in un thriller costruito troppo ad effetto
Attore australiano affascinante ed unanimemente positivamente considerato nell'ambito del jet set hollywoodiano che conta, Joel Edgerton, che personalmente considererei, da attore, come un nuovo Kurt Russell (e lo dico come complimento, sia ben chiaro, essendo un discreto fan di quest'ultimo) esordisce con lodevole ambizione nella regia di un lungometraggio, con un vero e proprio thriller d'atmosfera, che richiama, come anticipato ampiamente nella locandina del film, le ambiguità insite in ambienti che si vorrebbe e penserebbe fossero rassicuranti ed in qualche modo protettivi.
I segreti di famiglia che affiorano spesso nei momenti in cui la vita familiare sta procedendo apparentemente nel migliore dei modi, cavalcando quel successo che, se ci si riflette bene, ti posiziona sulla cresta dell'onda, ma sempre a scapito di qualcun' altro che, suo malgrado, per cederti il posto, deve rinunciare al suo. Non ne parliamo quando tutto ciò avviene senza una leale sfida o confronto, ma con tecniche distorte e tendenziose, ispirate dall'inganno e condotte in malafede, oltre che ad armi impari.
Quando Simon e Robyn si trasferiscono in una nuova lussuosa villetta del centro residenziale della nuova città che li accoglie, per far si che l'uomo possa intraprendere una nuova promettente avventura lavorativa, la coppia viene avvicinata per caso ed in un centro commerciale, da quello che pare uno sconosciuto, ma che poi finisce per rivelarsi una vecchia conoscenza del nostro protagonista.
L'epicentro di una vicenda oscura e spiacevole legata ad un episodio di un passato segreto, che rivela il lato nascosto di un uomo apparentemente limpido, lineare, coerente ed affettuoso. Un territorio oscuro completamente anche alla dolce moglie Robyn, che si trova, suo malgrado, a fare l'investigatrice privata di segreti di famiglia inconfessabili e dirompenti.
Costruito con validi momenti di suspence compaginati e strutturati abilmente in modo da far trasalire lo spettatore dalla poltrona, e dunque come tali necessariamente e scaltramente orchestrati ad effetto, The gift non può puntare certo sulla credibilità o sull'attendibilità del contesto di base, ma questo non costituisce necessariamente una pecca, anzi è una regola utile a sostenere ritmo e a mantenere viva l'attenzione su in impianto che vuole restare incalzante e trattenere l'attenzione del suo pubblico.
Quello che convince di meno è il fatto che i particolari ci vengono rilasciati in modo troppo tendenzioso con l'intento maldestro di sviarci dal filo del discorso, o a farci arrivare al fulcro della vicenda solo quando lo desiderano gli sceneggiatori, senza che lo spettatore sia libero di farsi un'idea o costrursi un punto di vista oggettivo in base ad indizi formulati o resi noti a tempo debito: pertanto assistiamo ad un gioco al "buono o cattivo" in cui i due attori (Jason Bateman finalmente fuori dal mondo castrante delle commedie facili e carine) e lo stesso Edgerton (molto bravo, dimesso, quasi sotto tono, forse qui impegnato in uno dei suoi ruoli più convincenti) si alternano nel ruolo della vittima e del persecutore con eccessiva alternanza e scambi troppo repentini, orchestrati con troppa disinvoltura in nome del rispetto di ritmi e suspence che mortificano una plausibilità di fondo a mio avviso necessaria.
Rebecca Hall, fisico da cavallona un pò ciondolante, mortificata da un'acconciatura di capelli che la rende ancora più goffa e tutt'altro che avvenente (ma sono gusti prettamente personali e, come tali, ampamente opinabili), possiede tuttavia, proprio in virtù di cio, almeno il merito di non apparire come la solita mogliettina fisicamente impeccabile costruita con lo stampino stereotipo del momento e grazie a sedute sfiancanti di palestra e pilates ininterrotte; l'attrice appare anzi piuttosto pertinente nel ruolo di una moglie ignara di tutto ciò che sarebbe importante sapere in merito all'uomo accanto al quale si è scelto di vivere per il resto della vita.
La scoperta della verità piomba tutta addosso in modo molto, troppo veloce, in nome e nel rispetto del ritmo previsto dal genere che il film intende rispettare sin troppo alla lettera, e i richiami ad Attrazione Fatale o altri thriller ad alta suspence che contraddistinsero quei begli anni '80 spensierati e ad effetto, sono solo un accostamento di massima, trovandosi il film a ricalcarne le sensazioni, ma in modo nettamente più sbiadito e meno efficace.
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