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Free State of Jones

Regia di Gary Ross vedi scheda film

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La recensione su Free State of Jones

di supadany
5 stelle

Tff 34 – Festa Mobile.

Alle spalle della Storia, rigorosamente con la esse maiuscola, che noi tutti conosciamo, o almeno dovremmo conoscere, ci sono tanti eventi poco citati che invece meritano di essere ricordati, per la loro capacità di abbracciare periodi importanti, di avere riflessi nel corso del tempo e per essere insoliti da catalogare.

Sicuramente, quanto vissuto da Newt Knight esce dalle classiche narrazioni, peccato che il film di Gary Ross sia fin troppo prolisso, per quanto impegnato, e inutilmente tortuoso.

1863 in piena Guerra Civile americana. Tornato a casa per dare degna sepoltura al giovane nipote, Newt Knight (Matthew McConaughey) non riesce più ad accettare le angherie perpetrate dalla Confederazione nei confronti della popolazione, in più è costretto a nascondersi per non essere arrestato in quanto disertore.

In breve tempo, la sua ribellione a un sistema boccheggiante troverà sempre più alleati, raggiungendo traguardi impensabili, ma anche a guerra finita, rimarranno ancora tanti passi da fare nel nome della giustizia e dell’uguaglianza.

 

Matthew McConaughey, Mahershala Ali

Free State of Jones (2016): Matthew McConaughey, Mahershala Ali

 

Ogni meritevole iniziativa a favore del popolo, può partire solo dal basso, da un leader indomito e temerario, a conoscenza del fatto che per cambiare bisogna necessariamente lottare e che contro un nemico più forte, armato e addestrato di te, occorrono strategia e valori fondanti da trasmettere, ma anche capire quando colpire e quando ritirarsi, facendo perdere le proprie tracce.

Free state of Jones riprende un periodo, quello della Guerra Civile Americana, molto rigoglioso al cinema, ma una vicenda e un personaggio del genere - con un passato, presente e futuro, così densi, articolati e collegati ad altro - offrono un quadro a lunga gittata e un’immagine di giustizia fortemente simbolica, sostenuta ma anche osteggiata.

Purtroppo, Gary Ross, anche impegnato alla sceneggiatura con Leonard Hartman, non rende loro il giusto onore, pur non difettando in impegno civile, limitando gli eccessi di sangue, all’inizio, e i combattimenti.    

Principalmente, pare evidente che l’organizzazione della struttura narrativa abbia dei limiti, a partire da flash forward incastrati forzatamente, per arrivare soprattutto alle scelte di cosa riprendere o semplicemente citare in una vicenda praticamente sterminata che, messa in scena con queste modalità, impedisce alla pellicola stessa di trovare un minimo ritmo.

Va anche aggiunto che i tempi sono troppo dilatati, per giunta senza che la riflessione giunga in soccorso con costanza, nonostante il materiale sia abbondante, con una popolazione allo stremo, prevaricazioni dall’alto nel nome dello Stato e leggi assurde, una palude come luogo dimenticato da Dio e la differenza tra chi lotta per gli interessi economici, il cotone, e chi per l’onore.

In questa difficoltà generale, Matthew McConaughey riesce a trasmettere il carisma del leader insorto, ma in diverse occasioni sembra chiamato a recitare eccessivamente, a reggere da solo la cornice, con il volto consumato affiancato da una imperterrita volontà reattiva.

Detto comunque che il film di Gary Ross non manca di interesse e spunti, anzi, quest’ultimi sono probabilmente anche troppi (in alcuni casi, accantonabili), finisce letteralmente imbrigliato, soprattutto l’ultima mezz’ora diventa un coacervo di azioni tra loro distanti praticamente impossibili da legare senza apporre bruschi tagli, sfibrando anche il dolore più forte. 

Impegnato e legnoso, solo in parte amalgamato.

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