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Il vento e il leone

Regia di John Milius vedi scheda film

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La recensione su Il vento e il leone

di rocky85
8 stelle

1903. Il Marocco è sotto la reggenza di un corrotto sultano, soggiogato dai colonizzatori tedeschi e francesi. Il ribelle capo dei berberi Mulay Ahmad al-Raysuni il Magnifico (Connery), rapisce la vedova statunitense Eden Pedecaris (Bergen) ed i suoi due figli, chiedendo come riscatto l’oro e la testa del sultano. In realtà il suo scopo è quello di riportare l’attenzione internazionale sulla situazione del Marocco e sulle prepotenze commesse dai suoi oppressori. Mentre la donna subisce lentamente il fascino del suo rapitore, il Presidente degli Stati Uniti Theodore Roosevelt (Keith), uomo votato all’azione, al grido “Vogliamo la signora Pedecaris viva o al-Raysuni morto!”, decide per l’intervento dei Marines. Ispirandosi ad una storia realmente accaduta anche se molto romanzata (in realtà ad essere rapito fu un uomo), Il vento e il leone è la seconda opera di John Milius, regista e sceneggiatore tra i più interessanti emersi nel cinema americano degli anni Settanta. Film avventuroso dal respiro classico che, come nella migliore tradizione del genere, trabocca di epica, romanticismo e passione. Spettacolare e appassionante nelle sequenze d’azione (indimenticabile la scena di al-Raysuni che attacca da solo i predoni per liberare la vedova fatta prigioniera), è sostenuto da una sceneggiatura ottima, una colonna sonora imponente ed una fotografia maestosa. Pur caratterizzando benissimo anche gli altri personaggi (la tenace e caparbia Eden interpretata dalla bellissima Candice Bergen, il saggio segretario di stato che ha il volto di un grande John Huston), Milius si focalizza soprattutto sulla sfida a distanza tra due uomini agli antìpodi del mondo eppure uguali: da una parte il carismatico capo berbero (un bravissimo e affascinante Sean Connery in uno dei suoi ruoli migliori), sbruffone e coraggioso, considerato un eroe dal suo popolo; dall’altra, il presidente-cowboy Roosevelt, consapevole della posizione storica rivestita dagli Stati Uniti (“il nostro popolo sarà temuto, ma non saremo mai amati”) e che ammira il suo nemico proprio perché simile a lui. “Tu sei come il vento, ed io come il leone”, scrive alla fine il brigante al presidente, “io, come il leone, devo rimanere nel mio posto. Tu, come il vento, non sai mai quale sia il tuo posto”.

 

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