Regia di Fabio Guaglione, Fabio Resinaro vedi scheda film
Mine (2016): locandina
La RINASCITA del cinema ITALIANO. Certo, come non dar torto a tale affermazione, che ritorna a vagare imperterrita ogniqualvolta un italiano (o due, come in questo caso) si fronteggia con la macchina da presa; tra i molteplici casi, quello di maggior rilevanza è sicuramente 'Lo chiamavano Jeeg Robot' di Mainetti, un prodotto senza alcun dubbio interessante e riuscito (che personalmente ho apprezzato molto più di questo 'Mine') ma sopraelevato da un entusiasmo che lo ha acclamato per ciò che non è.
Sin da subito il progetto di Fabio&Fabio - si firmano così i registi Guaglione e Resinaro - non traspariva di originalità, ma era impossibile - per il sottoscritto - non premiare il coraggio e la fiducia che i due connazionali hanno riposto nella propria idea divenuta realtà. Ahimé, questa realtà possiede ben poco per cui essere orgogliosi.
L'intera pellicola si svolge nel bel mezzo del deserto, ove - in seguito al fallimento di una missione - un soldato resta intrappolato da una mina antiuomo. "Un solo passo e sarà tutto finito", con questa frase stampata nella mente, lo spettatore trascorrerà i seguenti centosei minuti a sperare e pregare che Armie Hammer (il volto del protagonista) si smuova da quel punto, rischiando di perdere le gambe ma salvando il sistema nervoso di chi in sala sta soffrendo insieme a lui. Il soggetto alla base, inizialmente coinvolgente, sembra affogarsi in una retorica bellica che, come di consueto, enfatizza la figura del soldato, portando il tutto ai limiti dell'irritante; complice anche un finale sconcertante (nel senso più negativo del termine), nonché prevedibile sin dai primi minuti di una seconda parte estenuante (colma di clichè e metafore a tratti fastidiose) - dopotutto, stiamo seguendo le vicende del marine buono e bravo, senza macchia e senza paura (sopratutto senza macchia).
Tirando le somme, non resta che chiedersi dove risieda la rinascita e il cinema italiano in un prodotto tecnicamente di buona fattura ma privo di un'anima - se non quella del classico blockbuster a stelle e strisce - che lo contraddistingua da un cinema che non sia quello dei cinepanettoni. Dunque, accontentiamoci di film come 'Mine', continuando a considerare giovani registi - quali il già citato Gabriele Mainetti - gli eredi di Federico Fellini.
In fondo, riflettendo sulla tragica situazione dal punto di vista cinematografio (e non solo) in Italia, tutto ciò è perfettamente comprensibile.
Mine (2016): Armie Hammer
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Alberto di questi trappola-movie non so piu' che cosa pensare.questo mese pure NOCTURNO ci ha costruito un dossier,nel quale c'e' pure questo film che ti ha un po' deluso..."manca di anima".....grazie del tuo comento (il film non l'ho ancora visto....)
Mi ha un po' tanto deluso Ezio, sopratutto visto l'entusiamo che si è creato attorno. La noia che ho provato guardandolo è soggettiva, ma la classica retorica americana (specie in un prodotto che tutti considerano italiano) mi ha sempre infastidito. Grazie a te.
Appena visto,mi sono reso conto che costruire 100 minuti di immagini su uno che ha un piede nella mina non e' facile,poi devo darti ragione,ho cominciato ad annoiarmi (troppe immagini surreali,troppi flashback),ho cominciato a pensare che il meglio e' quello che saltasse pure lui.....invece e' arrivato un finale totalmente accomodante....bah !!!
Mettiamola così: alcuni di quelli che parlano di rinascita del cinema italiano sono "amici" degli autori di cui lodano i titoli (esemplare in tal senso Veloce come il vento) e per i quali fanno una campagna promozionale preventiva (e per mesi). Come si fa a non avere l'onestà intellettuale che, come sempre, si tratta semplicemente (quando lo sono per davvero: Mainetti e Suburra, per me) di exploit episodici? Poi, si può discutere e avere pareri discordi su alcune opere, ma la realtà quella è.
Esattamente. Ora come ora, non può esserci nessuna rinascita del cinema, se non rari casi come quelli da te citati (Suburra in particolar modo). E, in ogni caso, mi sembra un po' troppo azzardato sopraelevare registi per un solo ed unico progetto riuscito.
Io ci sono rimasto doppiamente male dato che sulla locandina avevo letto "Minne", ma va beh...
In tal caso, sarebbe stato promosso a pieni voti ahah!
Io sto tentando da anni di seguire" il cinema italiano nuovo", con un raro compiacimento immediato seguito da delusioni seriali a posteriori quando si accumulano film opera prima promettente senza alcun seguito.Concordo con te e M Valdemar.
Lo stesso vale per me. Un continuo alternarsi di piacevoli sorprese e delusioni. Ti ringrazio per il commento.
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