Regia di Fabio Guaglione, Fabio Resinaro vedi scheda film
Inaspettatamente fluido, ho apprezzato particolarmente i flashback vaporosi.
Ciò che mi incuriosiva di Mine era la sua trama, il fatto che fosse - semplificando - per un terzo italiano e che fosse per i registi Fabio Guaglione e Fabio Resinaro l'opera prima.
La trama parla di un soldato che si ritrova in un campo minato, quando pesterà una mina però, grazie alla prontezza di riflessi, riuscirà a non sollevare il piede evitando così di innescarla. Si troverà quindi a dover resistere per ore fino all'arrivo dei rinforzi.
Il film non inizia nel miglior dei modi. Con delle scene d'azione girate con una shaky cam ridicola. Con degli scambi di battute fiacche. Con delle dune e catene montuose posticcie incollate all'orizzonte.
Ma come il film prosegue devo ammettere che ti cattura. Inizialmente il survival sembra voler prendere una piega descrittiva. Che a me non dispiace, adoro vedere la camera soffermarsi su tutti i procedimenti utili a sopravvivere. Ma l'organizzazione viene pian piano meno come pian piano meno viene la salute mentale del protagonista. Che comincia a farsi domande e ad avere visioni del passato.
Ed è qua che Mine si diversifica e trova il suo punto di forza. I flashback non sono utilizzati in modo morboso per aumentare forzatamente la drammaticità, ma anzi rimangono sospesi, non approfonditi eccessivamente, rappresentati come emozioni più che storie. Seppure non mi siano andate giù parecchie cose di Mine, devo ammettere che ha una fluidità da non sottovalutare, specialmente se pensiamo che si tratta di un'opera prima.
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