Trama
Il soldato Mike Stevens (Armie Hammer) sta tornando al campo base dopo una missione ma inavvertitamente poggia il piede su una mina antiuomo. Non può più muoversi, altrimenti salterà in aria. In attesa di soccorsi per due giorni e due notti, dovrà sopravvivere non solo ai pericoli del deserto ma anche alla terribile pressione psicologica della tutt'altro che semplice situazione.
Approfondimento
MINE: UN UOMO BLOCCATO
Diretto e sceneggiato da Fabio Guaglione e Fabio Resinaro, Mine racconta la storia di Mike Stevens, un soldato che nel tornare al campo base dopo una missione rimane intrappolato inavvertitamente a causa di una mina antiuomo. Costretto a stare fermo per evitare di saltare in aria, dovrà attendere i soccorsi per due giorni e due notti, esponendosi ai pericoli del deserto e sottoponendosi a una dura e terribile pressione psicologica.
Con la direzione della fotografia di Sergi Vilanova Claudin, le scenografie di Mani Martínez, i costumi di Coro Mateo Fombellida e le musiche di Andrea Bonini, Mine parla di un uomo bloccato in una condizione di sopravvivenza al limite e impossibilitato a proseguire nel suo percorso, dal momento che ogni mossa potrebbe essere un passo falso. Ansie e paure che prendono il sopravvento rendono la sua situazione difficile e snervante. Come spiegano i due registi: «Per noi questo film rappresenta una metafora della condizione umana; a ognuno di noi è capitato di ritrovarsi in una situazione di stallo, un momento della vita in cui ci sembra di essere bloccati. 'Andare avanti' sembra impossibile, significherebbe rinunciare a tutto quello che abbiamo e in cui ci identifichiamo. Nel film abbiamo cercato di esplorare questa condizione mentale con un viaggio che si muove sempre di più dalle circostanze esterne di un ambiente ostile verso l'interno del personaggio, il suo subconscio. Il nostro obiettivo era quello di fare quasi dimenticare gradualmente allo spettatore la domanda che nei primi due terzi della pellicola è protagonista e fondamento della tensione che abbiamo messo sullo schermo, ovvero, "come riuscirà a cavarsela?". Nell'ultima parte del film la cosa che più ci interessava era quella di spostare l'attenzione sul conflitto interiore di Mike, il conflitto che dà il senso ultimo al film, che narra molto di più della storia di un soldato bloccato su una mina. Il nostro approccio alla regia si potrebbe dire quasi esoterico, nel senso originale del termine: cerchiamo sempre di affrontare una storia come un'indagine sulla natura interna dell'Uomo, che porta, attraverso l'introspezione, alla riscoperta del nostro 'io' più profondo, alla conoscenza della nostra natura interna, e quindi, della Verità. Per condurre questa indagine facciamo ricorso, oltre che ai 'normali' strumenti in ambito cinematografico, anche a una conoscenza inter-disciplinare volta a spiegare l'Uomo all'interno dell'universo e viceversa, attingendo a materie che vanno dal simbolismo alla fisica quantistica.
In quest'ottica, Mine è stato concepito, scritto e girato facendo molta attenzione all'uso dei simboli, poiché sono loro e soltanto loro che riescono a comunicare attraverso l'inconscio con gli spettatori, in ogni tipo di storia. Ecco allora che ogni elemento della storia assume un duplice significato: il soldato, la mina, il deserto, la linea tra cielo e terra, la sabbia, il giocattolo, l’uniforme, la missione, il pozzo, le creature nella notte. È un uso psicomagico della narrazione, che cerca così di raggiungere lo spettatore nel suo profondo, oltre al primo livello di lettura del film che sta guardando».
I PERSONAGGI PRINCIPALI
Protagonista di Mine è l'attore Armie Hammer nei panni del soldato Mike. A prima vista, Mike è un soldato freddo e meticoloso che ha abbandonato qualcosa di importante e di valore, per compiere il suo dovere. Si trova catapultato in una condizione di sopravvivenza estrema e farà affidamento al suo addestramento e alle sue qualità per sopravvivere ma, mano a mano che la storia prosegue, le prove a cui lo sottopone il deserto lo costringono a spogliarsi della sua veste rigorosa e a mettere in dubbio non solo la sua attitudine mentale, bensì tutta la sua storia, tutto quello che lo ha condotto fino alla mina, fino a quello che è solo uno dei diversi passi falsi della sua vita. Il suo percorso di vita assume quindi un senso proprio in virtù di quest'ultimo passo, che potrebbe essergli fatale.
Mike si ritrova nella sua condizione estrema a incontrare qualcuno che è diametralmente il suo opposto, una sorta di mentore: il Berbero, un personaggio nomade, qualcuno abituato a vivere in quell'ambiente ostile, con una cultura e una mentalità completamente diversa da quella del soldato. L'incontro tra i due personaggi rappresenta lo scontro filosofico di due culture e modi di pensare opposti, che nella storia del genere umano hanno rappresentato una diatriba fondamentale. Da una parte abbiamo il soldato Mike che rappresenta l'Occidente materialista, alla conquista di nuove terre e risorse, che riflette un modo di essere e pensare legato al possesso e alla conservazione di quello che ha, del passato, dei ricordi e che soprattutto vede l'ambiente esterno, la Natura, come separato da sé ed ostile. Dall'altra parte abbiamo un nomade, una figura anche visivamente opposta al protagonista. Il Berbero ha il volto di Clint Dyer.
Trailer
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Commenti (14) vedi tutti
Un film girato bene, sembra Americano,ma i due registi non hanno voluto tagliare almeno dieci minuti nella parte finale ma l'hanno inzupparlo di cose inutili che l'ho appesantiscono.Lo spettatore si chiede quando finisce?Alla fine del film è il pubblico che viene liberato non il protagonista!!!
commento di filmaker-47Resistenza e Resistenza del povero Soldato nel Deserto ma qua la cosa si fa lunga ed estenuante anche per il povero Spettatore che non ne può più vista la lunghezza del cammino ... ! voto.2.
commento di chribio1BAH... Storia improbabile, svolgimento assurdo e finale cretino... e poi mi chiedo: Di "americanate" (psichiatriche o meno) ne siamo già ben zeppi, perchè aggiungerne un altra ?
commento di CriticatruttoNon c’è niente da fare. La mano italiana purtroppo emerge nei film d’azione anche quando si tenta di aggiustare il tiro con attori stranieri. Rimaniamo a fare commedie che è meglio....
commento di DecimoDevi andare avanti! ... Ah, scusa, l'ho già detto prima? Non ricordo bene...
leggi la recensione completa di Genga009Buon esordio oltreoceano del duo Guaglione - Resinaro .
leggi la recensione completa di daniele64L'idea era buona,poi sono arrivate troppo immagini surreali,troppi flashback ed e' arrivata la noia....fino al pessimo finale,ma un finale alternativo non c'era ???.Voto 5.5.
commento di ezioNon è assolutamente un capolavoro, ma ce ne fossero di film come questo in Italia !
leggi la recensione completa di ciano2698Sia tecnicamente che concettualmente il primo film di Fabio e Fabio eccelle
leggi la recensione completa di lino99Talento sprecato, contenuti banali e trama imbarazzante
commento di bombarolo93Ideuzza che prende spunto da Danis Tanovic (il pluripremiato e dimenticato "No Man's Land"), si converte via via in un thriller senza convinzione per deflagrare in un grottesco vuoto di scrittura. Fuori tempo massimo e per nulla convincente, incerto nei temi e poco attento ai dialoghi, è un "non-sense" diretto con mano (mani...) presuntuosa (e...)
commento di maurri 63Difficile non pensare a Mine come a una cosciente riproposizione di quanto raccontato nel recente Passo falso. Operazione interessante x 2 registi italiani, che si sbriciola verso un finale barzelletta inaccettabile. Buona prova one-man-show x lo scultoreo Hammer.
leggi la recensione completa di alan smitheeInaspettatamente fluido, ho apprezzato particolarmente i flashback vaporosi.
leggi la recensione completa di RobocopXIIIPer la regia di Guaglione e Resinaro, un film ibrido tra varie nazionalità, riconducibile però ad un cinema italiano di vecchia data e ricco di tensione.
leggi la recensione completa di SatanettoReDelCinema