Regia di Mark Neveldine vedi scheda film
Horror della possessione a corto di fantasia e di efficaci paramenti sacri, questo prodotto di disimpegno liturgico post-festività natalizie combina l'ispirazione legata alla classica dialettica razionalismo-esoterismo con lo spauracchio fantapolitico di un Anticristo coi tacchi a spillo.
Dopo un terribile incidente in cui rimane in coma, la giovane e bella Angela inizia a soffrire degli strani ed inquietanti sintomi di una misteriosa possessione demoniaca. Con l'aiuto e la vicinaza del padre e del fidanzato, la giovane viene prima ricoverata in una clinica psichiatrica e successivamente sottoposta ad un violento rito esorcistico celebrato da un giovane prete ed da un anziano ed esperto emissario Vaticano. La realtà però è ben più sconvolgente di quello che sembra.
Horror della possessione a corto di fantasia e di efficaci paramenti sacri, questo prodotto di disimpegno liturgico post-festività natalizie (in USA è uscito però con la canicola di Luglio) è un modesto epigono di un illustre capostipite che ha la stessa età del regista e della protagonista principale (A.D.1973) e che sembra combinarne l'ispirazione legata alla classica dialettica tra il razionalismo dell'approccio medico e l'esoterismo delle conclusioni sovrannaturali con una serie di variazioni sul tema che puntano tutte nella direzione dello spauracchio fantapolitico di un insospettabile Antictisto già al centro di pellicole a cavallo del terzo millennio come End of Days di Peter Hyams (1999) e Lost Souls (2000) di Janusz Kaminski. Tralasciando le fantasiose ed un pò ridicole motivazioni che animano una trama a tratti abbastanza scontata ed insulsa, il film di Mark Neveldine (Crank - Gamer e Ghost Rider) vorrebbe spuntarla sul versante di un utilizzo del materiale da found-footage dell'horror contemporaneo quale strumento per spiegare le insinuanti manipolazioni visive del demonio (video asincroni o ubiquitarietà? docu-detection o arma di distrazione di massa? ripiego narrativo o ipotesi metacinematografica?), ma tutto quello che ne ricava è semplicemente trascinare questa storia balzana di militari tutti d'un pezzo e figlie di buona donna inconsapevoli dei propri natali nella luciferina predestinazione di una strafiga coi tacchi a spillo verso la sua irresistibile cavalcata sulla la ribalta mediatica ed il successo di pubblico (magari non quello di questo film però). Puntando su soluzioni narrative abbastanza scontate (la mano sulla culla..., il corvo-emissario del demonio, i vaticanisti di Dan Brown di ritorno in patria, perfino una rivolta da gabbia dei matti alla Milos Forman eterodiretta) e la solita comparsata di Michael Paré nei panni di un imbolsito poliziotto che non cava un ragno da un buco (ormai parè... che sia una specie di ridicolo e immancabile clichè delle produzioni low-budget), questo noioso succedaneo di un tema di risulta appare afflitto dalle perversioni di un montaggio senzo costrutto e si conclude con il solito esorcismo fatto in casa la cui unica novità non è quella di liberare lei dal demonio ma del demonio che è in lei di liberarsi di tutti gli altri tranne uno: il sopravvissuto testimone di un nuovo corso nella storia dell'umanità. Quando si dice che le donne ne sanno una più del diavolo o che il diavolo fa le pentole ma non i coperchi. Vade retro Satana!
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