Regia di Nicholas Hytner vedi scheda film
Maggie Smith passa dall'aristocratica di downton abbey alla clochard che vive nel furgone con una facilità sorprendente. Film molto british non solo nello humor ma nel suo essere vano. Direi che si possa definire come "film sulla barboneria", con qualche passaggio evitabile...voto 3.
Il fatto che una storia sia veramente successa non vuol dire che sia così interessante da farci un film. Questo ne è un esempio.
In un quartiere bene di Londra, la presenza di una barbona che vive in un furgoncino malmesso genera curiosità e perplessità tra i residenti.
Fatto sta che, tra una frase fatta e l'altra, miss Shepherd sposta il suo mezzo dalla strada pubblica al cortile dello scrittore che narra anche la vicenda.
Costui, intellettualoide comunista e fintoperbenista, è chiaramente affetto da uno sdoppiamento di personalità e nei confronti della protagonista si dimostra ora indifferente, ora compassionevole, ora schifato in base all'umore della giornata anche se in cuor suo riconosce un certo interesse.
Il film segue quindi i suoi vaneggiamenti e soliloqui mentre cerca di ottenere sempre più informazioni sull'identità e trascorsi dell'anziana alla quale persino si affeziona, si fa per dire, data la sua condizione di osservatore dalla finestra.
Passano gli anni e lo stesso ammette un po' vergognandosi prima, autocompiacendosi poi, che la convivenza con questa tipa dal carattere e modo di fare originale e molto diverso dal suo lo abbia ispirato nello scrivere un suo monologo teatrale e talvolta nel vedere le cose da un'altra prospettiva.
La scena finale al cimitero è anche peggio di tutta quanta la premessa, paradossale e visivamente scadente con tanto di ammiccamento gay del tutto inopportuno.
I due attori protagonisti recitano molto bene, non si discute, e si salva qualche scenetta che fa sorridere ma questo non basta a salvare un film molto sconclusionato e che non ha altro senso se non quello di mostrare la dappocaggine di colui che del film è lo sceneggiatore, tale Alan Bennett.
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