Regia di Oliver Stone vedi scheda film
La sicurezza interna.
L’obiettivo vitale di uno Stato.
L’unico modo per ottenerla è il controllo interno ed esterno.
Ed il controllo lo dà l’informazione, preventiva ed esclusiva.
Ergo la segretezza.
Di qui le Agenzie di Intelligence.
Di qui (al di là della battuta con cui si guadagna l’ingresso nella CIA) Edward Snowden.
È chiaro, però, che segretezza, informazioni e controllo consentono ben altro.
Di qui le Agenzie di Intelligence.
Non di qui, però. Edward Snowden.
Lo spionaggio è quel settore di attività dove può succedere di tutto nel supremo interesse della Nazione. Ciò che richiede discrezione, segretezza, ergo mistero.
Inevitabile, pertanto, che il genere spionistico (che schiude l’azione che si svolge in tale torbido contesto) abbia un potenziale di presa ed effetto immenso.
Per di più ove esso tragga fondamento da storie vere, di interesse mondiale.
E con direzione affidata alle mani esperte di una vecchia volpe di Hollywood quale è O.Stone.
Ora, il cinema di Stone è sempre stato un cinema di parte.
La parte di una fazione, più o meno di largo e condivisibile consenso (spesso sì, personalmente).
La sua.
Comunque non di certo la parte dell’establishment USA.
Snowden film conferma partigianeria e parzialità (l’obiettività rimane un miraggio), ma, se possibile, minore faziosità.
Questo perché stavolta Stone si fa da parte, mettendosi al servizio della storia e del suo protagonista, colui che detta la linea (anzitutto a giornali e media vari, i quali provvedono a dire già tutto). Per cui il contributo di Stone, stavolta, è circoscritto al supporto visivo degli scenari (dirigendo benino anche gli attori e spingendo per un montaggio ritmato – Padremaronno – che tiene alta la tensione), senza contaminazione di pensiero alcuna.
Per cui la parte/fazione diventa quella di Snowden, che, con la mente del genio informatico, ma con l’animo semplice dell’uomo della strada, pensa che il fine non giustifichi i mezzi, soprattutto quando il fine non è l’antiterrorismo ed i mezzi consentono i peggiori abusi, ma anche solo i piccoli abusi quotidiani. Lesioni quotidiane a vecchi e nuovi diritti civili che, rese sistematiche e su scala planetaria, diventano una faccenda seria. E ingiusta.
La maestria registica di Stone (anche debitamente modernizzata in talune scene topiche) al servizio di una storia dalla risonanza mediatica mondiale, che impone denunce e riflessioni critiche apolitiche (nel senso che prescindono dal colore politico), fanno di questo film un tassello importante nel panorama della cinematografia di inchiesta e impegno civile.
Tutto vero, bello e ben fatto, anche se (will kane) rimane la distanza, in termini di intensità emotiva, da talune delle sue più importanti pellicole che hanno reso grande il cinema politico di Stone (personalmente, almeno un terzo della sua cinematografia). Per cui, pur dall’alto della sua fattura, Snowden film, a differenza di Edward Snowden, resta solo a guardare, mentre la forza della passione (che solo alle volte si fonde con il grido di denuncia) scorre altrove.
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