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Da Caligari a Hitler

Regia di Rüdiger Suchsland vedi scheda film

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La recensione su Da Caligari a Hitler

di mm40
6 stelle

Nella Germania degli anni Venti e dei primi Trenta del Novecento si assiste all’ascesa politica di Hitler; contemporaneamente sui grandi schermi vengono proiettate le opere dei Maestri dell’espressionismo come Murnau e Lang. Ma non solo: il cinema tedesco ferve di vitalità in questi anni, grazie ad autori come Pabst, Lubitsch e, come sceneggiatore, muove qui i suoi primi passi anche il giovane Billy Wilder.

La tesi è semplice, ma non scontata: il cinema e la realtà socio-politica in cui viene prodotto sono collegati? La risposta è affermativa e nel modo più assoluto se si considera in particolare la società delle masse nella repubblica di Weimar, focalizzandosi sugli anni che hanno preceduto l’avvento del nazismo (Venti e inizio Trenta del ventesimo secolo). Il cinema tedesco di quell’epoca è ancora riconosciuto, a quasi un secolo di distanza, come imprescindibile e seminale per quanto sarebbe accaduto nella settima arte degli anni a venire; in questo documentario Ruediger Suchsland, partendo da un libro di Siegfried Kracauer, lascia che a puntualizzarlo siano le immagini tratte dagli immortali lavori di Fritz Lang (Metropolis, M – Il mostro di Duesseldorf), Murnau (Nosferatu – Il vampiro, Aurora) e dei loro colleghi Wiene, Pabst, Lubitsch, corredate da interviste realizzate ad hoc con, fra gli altri, cineasti del calibro di Volker Schloendorff e Fatih Akin. Le numerose scene di massa, il costante fermento in atto in queste pellicole lasciano intendere sconvolgimenti sociali in atto che celano figure ambigue o addirittura mostruose come quelle dei già citati M o Nosferatu, o dei dottori Caligari e Mabuse; se da un lato l’arte fiorisce di fantasia e di argomenti attuali (oltre che di divi e dive come Peter Lorre, Greta Garbo, Marlene Dietrich), la politica dall’altro tende a irrigidirsi su posizioni sempre meno concilianti che sfoceranno in una feroce dittatura. Due ore di durata sono forse eccessive, ma il lavoro di Suchsland è senz’altro di evidente interesse e confezionato con cura. 6/10.

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