Regia di Craig Roberts vedi scheda film
TFF 33 Festa mobile.
Capita sovente che non ci si accontenti e che arrivati ad un certo punto di un tragitto in buona sostanza appagante si provi ad alzare l’asticella del proprio obiettivo avventurandosi in territori pericolosi.
In questo film succede qualcosa del genere, fino ad un certo punto funziona egregiamente, ma quando si decide di virare nel tenore del racconto il meccanismo s’inceppa bruscamente.
Jim (Craig Roberts) è un diciasettenne sfigato, vessato dai compagni di classe, malvisto dai genitori, ogni cosa che decide di fare finisce male, anche la più elementare.
Almeno fino a quando non arriva il suo nuovo vicino di casa Dean (Emile Hirsch) che si prende la briga di aiutarlo per cambiare la sua immagine.
Dopo i primi sorprendenti risultati però il rapporto tra i due prende una piega negativa.
Craig Roberts ha ventiquattro anni, esordisce con questo film alla regia, ma riesce comunque ad essere credibile nei panni di un ragazzo di diciassette anni a cui non ne va dritta una.
I compagni lo maltrattano continuamente, l’insegnante di educazione fisica nemmeno lo riconosce, il suo migliore amico ha deciso di abbandonarlo, addirittura i suoi genitori si confondono con la sua età quando devono organizzare la sua festa di compleanno a cui comunque nessuno parteciperà.
Un vero loser al cubo, la sua descrizione, amarissima, trova punte estremamente acide di ironia, un effetto che muta una prima volta con l’avvento dell’elemento estraneo pur senza cambi radicali, mantenendo un effetto distorsivo degli eventi che possiede alcuni tratti anche felicemente surreali.
Chiaramente però il tipo di storia non può finire seguendo il canovaccio del successo e quando arriva il fantomatico momento di cambiare registro qualcosa si blocca.
Indubbiamente il tentativo non era dei più semplici ed il giovane regista prova a superare l’ostacolo con impeto anche alzando la dose dell’improbabile, ma finisce col perdere il controllo del riquadro inanellando anche alcuni inciampi piuttosto vistosi.
Regista quindi che perde il confronto diretto con la sua controparte in scena, assolutamente attinente, mentre per Emile Hirsch si tratta di un bel (e non troppo complicato per un attore dotato come lui) ruolo da bello e dannato, da notare anche la sua efficacia nei toni della voce quando il clima si surriscalda; credibile ed anche inquietante.
Un film quindi che promette bene, in grado di intrattenere un pubblico trasversale per la variegata gamma di umorismo che immette, ma che fallisce clamorosamente l’appuntamento con una consacrazione che non distava poi così tanto.
Peccato.
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