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Il vendicatore

Regia di William Dieterle vedi scheda film

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La recensione su Il vendicatore

di Baliverna
5 stelle

Un nobile decaduto riceve una stupida e gratuita offesa da un servo del prepotente signore locale, il quale non ne vuole sapere di chiedere scusa. Ci penserà il figlio dell'offeso a pareggiare i conti.

 

Si tratta di una coproduzione italo-jugoslava, cioè tra la Hesperia Film di Roma e la Vardar Film di Skopje, girata nei pressi di Belgrado, che incuriosisce proprio per questa sua natura ibrida e composita. Gli attori provengono da entrambi i paesi, e anche le maestranze sono equamente ripartite tra le due case, mentre il regista-attore-protagonsita è un tedesco di adozione americana.... Insomma, un po' per ciascuno, con arbitro neutrale.

È un'operazione ad alto budget, con costumi, scenografie e scene di massa, ma il risultato è appena sufficiente. Come già si può intuire dalla spartizione della torta, è una pellicola piuttosto “cerebrale”, progettata a tavolino, e probabilmente mirante a dare uno sbocco internazionale al cinema jugoslavo, che altrimenti faticava a trovare la via giusta, e credo anche a rinsaldare i rapporti italo-jugoslavi. Del resto, di produzioni simili in quel periodo ce ne furono diverse, ed è lecito supporre accordi a livello politico.

La vicenda è tratta da un racconto di Puškin, ma la prospettiva è marxista. Infatti, il conflitto al centro della trama è inquadrato in una prospettiva non personale, ma di lotta di classe, con susseguente ribellione degli oppressi. Lo spunto iniziale, cioè l'offesa gratuita al nobile in povertà padre del protagonista, lascia presto il posto al conflitto tra il ricco e prepotente proprietario terriero e i contadini dei suoi possedimenti, che da lui subiscono vessazioni e torti, anche grazie alla magistratura corrotta. Sarebbe interessante vedere nel racconto di Puškin quanto vi sia di proprio e di aggiunto. In ogni caso, la prospettiva ideologica rende il film un po' didascalico e prevedibile, solo parzialmente stemperato dalla storia d'amore con la figlia del proprietario (Schiaffino). L'attrice dà una buona interpretazione non stereotipata, e, a conti fatti, e forse quella che se la cava meglio.

Dieterle è molto presente, ma secondo me anche piuttosto insignificante. Il suo volto legnoso è piuttosto inespressivo, e non sembra credere molto a quello che sta facendo. La regia è scolastica e nulla più.

La fotografia non è male, ma l'effetto notte di alcune sequenze è uno dei più brutti e pasticciati che abbia mai visto.

Si lascia guardare, ma sicuramente è lecito chiedere di più, specie quando il budget è alto.

 

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