Regia di Gee Malik Linton vedi scheda film
Exposed, titolo alternativo per Daughter of God, è un thriller che mischia elementi mistici e del poliziesco. È ambientato a New York, più precisamente nelle Washington Heights, quartiere popolato perlopiù da persone di origine latina.
Joey Cullen, il partner del detective Scott Galban, è stato ucciso. Quest'ultimo comincia ad indagare su diverse persone che avrebbero avuto un motivo per farlo, ma la sua attenzione si pone anche su una ragazza che potrebbe aver visto qualcosa. Questa ragazza è Isabel, una giovane maestra d'asilo che sperimenta strane visioni.
Man a mano che va avanti con le ricerche, Galban viene a conoscenza del comportamento non proprio esemplare del suo collega e amico, a tal punto che gli viene detto di non spingersi troppo oltre con le indagini dato che c'è la seria possibilità che la vedova perda la pensione. Nel frattempo Isabel scopre di essere incinta e si convince di un miracolo ma la famiglia di suo marito, il quale si trova da un anno di istanza in Iraq, non le crede e la butta fuori di casa. Per vari motivi Galban tentenna nell'avvicinare la ragazza e in effetti non la interrogherà nemmeno, ma gli eventi faranno sì che le loro strade si incontrino di nuovo.
Cercando in rete, ho appreso che il regista ha fatto togliere il suo nome dall'opera (operazione che richiede il parere favorevole del sindacato dei registi dga) poiché la Lionsgate ha ridotto in modo considerevole i minuti di girato e con il successivo montaggio, secondo lui, avrebbe modificato drasticamente il focus del film.
Ora, l'opera così com'è a mio modesto parere (per quanto riesca ad essere obiettiva dato che mi piace molto il genere) non è proprio da buttare. L'interpretazione di Ana de Armas mi è sembrata lodevole, il suo stato di trance si avverte già dalle prime inquadrature, e, anzi, poteva essere un buon titolo nella sua filmografia dato che il quel periodo la sua carriera era in rampa di lancio, ma anche visivamente parlando, regia e fotografia funzionano.
Allo spettatore normo-accorto o perlomeno fruitore di thriller/polizieschi non può però sfuggire il fatto che ci siano delle parti mancanti. Varie sottotrame con i relativi personaggi rimangono imprecisate, come per esempio il ruolo che ha l'ex rapper Big Daddy o gli antefatti che riguardano i due detective. A riprova di ciò, in una scena in cui il personaggio interpretato da Reeves dice che suo figlio si trova in Florida il collega gli risponde ma perchè lo torturi così?, insomma cose che lì per lì lasciano abbastanza perplessi.
Keanu Reeves che qui è anche produttore, è stato proprio lui a proporre la parte alla de Armas con la quale aveva condiviso lo schermo poco prima in Knock Knock. La sua interpretazione mi è sembrata un po' ingessata, soprattutto all'inizio, magari la cosa è voluta per una questione di parallelismo ma non so fino a che punto. Se non altro Mira Sorvino è brava nel rimanere spontanea nelle poche scene in cui appare insieme a lui.
L' opera aveva certamente delle buone premesse ma nel complesso, con i tagli che ha subìto (leggo di almeno 20 min.), a fine visione si rimane col pensiero che la connessione tra i due protagonisti sia stata resa in modo superficiale, come se non si fosse scavato abbastanza, e quindi non si rimane del tutto soddisfatti di quello che si è visto. Anche il processo di presa di coscienza invece che avvenire per gradi finisce per essere troppo condensato nella parte finale.
Chissà, magari in futuro potrebbe uscire il director's cut ma per ora rimane un'opera non interamente compiuta, malgrado questo, per 3.8 ho visto film più sconnessi e mal tagliati di questo.
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