Regia di Ryan Coogler vedi scheda film
Emozionante e nostalgico, l'opera del talentuoso Ryan Coogler è probabilmente il prototipo ideale di "nuovo ciclo" per una saga archiviata. Commistione ideale tra old e new, legacy forte e sincero tra due generazioni, in cui il ring è ancora allegoria di vita. Standing ovation per un mito che passa il testimone ad un degno erede...
Il cinema che riscrive se stesso, una tendenza ormai consolidata, in cui sequel, prequel, spin-off, reboot (e chi più ne ha più ne metta) si sono moltiplicati (praticamente) all'infinito, con risultati (inevitabilmente) altalenanti e constatazioni successive che di "carne al fuoco", in questi casi, ce n'è rimasta poca.
Poca, appunto, ma non 0 ed è su questa residua quantità di materiale da sfruttare che questa tendenza pare aver avuto un recente auto-mix, in cui le varie tipologie (sequel, reboot ecc.) paiono fondersi in una sorte di new cycle in cui il nuovo si lega al vecchio in una sorte di "passaggio di testimone" che dà inizio ad un (vero e proprio) nuovo corso a saghe che parevano ormai troppo datate... Esempi più rappresentativi sono il discusso ma (a mio parere) godibile TERMINATOR GENYSIS e, soprattutto, l'osannato STAR WARS - EPISODIO VII.
Questione di formula, ma anche (e soprattutto) di talento registico (e non solo), ed è qui che vanno a leggersi i principali meriti di CREED, opera che si lega fortemente alla sua matrice (ROCKY) e lo fa attraverso uno stile basato su rispetto, omaggio, adorazione ad una saga-manifesto per una generazione (e forse più), seguendone le orme che la hanno reso "immortale" ma senza fare puro "copia-incolla", perseguendo un proprio percorso che si lega al passato per eredità e genera una nuova storia in grado, chissà, di fungere da nuovo simbolo per altre nuove generazioni.
Emozionante, nostalgico, profondo, toccante... Ryan Coogler dirige con il sentimento chi ha amato davvero (e non ha avuto bisogno di "studiare") la saga dello Stallone Italiano, riambientandola negli stessi ambiti (palestra, ristorante, scalinata ecc.), tenendo a fede ai suoi caratteri e, soprattutto, riproponendo quella unione allegorica tra ring&vita che ha, di fatto, rappresentato il surplus della saga che ha reso Rocky Balboa (probabilmente) il più grande personaggio della storia del cinema.
Già, Rocky Balboa, vero e proprio alter-ego di Sylvester Stallone, attore divenuto mito grazie proprio alla figura dello Stallone Italiano (senza comunque dimenticare l'altra sua creatura Rambo), dalla critica prima osannato e poi bistrattato, qualunquisticamente ricordato più per la sua fisicità che per la sua espressione, che proprio qui si "spoglia" di tutto il suo simbolico machismo per mostrare i segni di una naturale vecchiaia... Per Sly questa toccante performance è, di fatto, la dimostrazione di un talento che non è mai mancato, rimasto (forse) "mascherato" dietro la sua prorompente fisicità ma sempre presente, e (anche) per questo meritevole di premiazione.
Da Rocky Balboa ad Adonis Creed, si consuma così il simbolico "passaggio di testimone" e, come quella di Stallone, anche quella di Michael B. Jordan è una prestazione da applausi, i cui caratteri lo associano facilmente alla genesi del mito di ROCKY e il cui legame (quasi) padre-figlio con Balboa è forte e sentito.
Pur non possedendo la stessa "magia" che ha contraddistinto la saga-matrice, CREED rappresenta una sorte di prototipo di new cycle per saghe datate, capace di fondere old e new nella giusta misura per un risultato di tutta qualità...
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