Trama
Francesco Maisto, padre del regista Enrico, è stato per dieci anni giudice di sorveglianza a San Vittore negli anni di piombo, quando in carcere c’erano moltissimi detenuti politici. Felice faceva il meccanico ed è da sempre un comunista, ex-militante di Lotta Continua, ancora impegnato politicamente per il suo quartiere, la Barona, a Milano. Al Mulino Doppio, oggi parte del Parco delle Groane, negli anni Settanta si ritrovavano tutti, anche Francesco e Felice, perché all’epoca era uno spazio pubblico di discussione: la consapevolezza che quella società era ingiusta e andava cambiata in qualche modo era qualcosa di vivo, un sentimento condiviso anche da Francesco e Felice, da allora grandi amici.
Note
«L’immagine che mi ero formato di te era quella di un personaggio uscito dai libri di García Márquez», dice il regista: la realtà offre invece un uomo comune, minuscolo anticorpo mediatore di un milieu deteriore, controcampo di un giudice che osò opporsi al sistema carcerario istituzionale proponendo soluzioni umane, piuttosto che repressive. Ma mentre la domanda centrale (perché Maisto fu salvato? Faceva comodo? Era un pesce troppo piccolo?) rimane senza risposta, emerge il caos ideologico di un’era che ha lasciato il segno su chi è venuto dopo.
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