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Velluto blu

Regia di David Lynch vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Velluto blu

di alan smithee
10 stelle

Recensione nr. 5000

"E' uno strano mondo", osserva sconcertata la pura e virginale Sandy Williams (una Laura Dern agli esordi) quando il pettirosso della pace, da lei sognato nelle tumultuose notti che precedettero il sanguinoso e macabro epilogo della vicenda, si materializza come per magia dal balcone, ostentando con naturalezza e fierezza la sua preda, candidamente tenuta imprigionata ma ancor viva nel becco e destinato a costituire il suo prossimo pasto.

In Velluto Blu l'armonia e la serenità di una comunità dell'America giunta al traguardo della più completa realizzazione, finisce per fare i conti con il marcio che la medesima società tiene nascosto sotto il tappeto, e che si rivela, comunque, a tutti gli effetti, come particolare necessario e vitale per garantire quella stessa armonica perfezione in grado di suggellare e rendere manifesta la realizzazione del sogno americano.

David Lynch in Velluto blu riesce a rappresentare e rendere evidente questa stridente ma inequivocabile contraddizione in modo esemplare. 

Di ritorno dal visitare il padre colpito da una paresi, il giovane studente Jeffrey (Kyle MacLachlan, di nuovo con Lynch dopo Dune e prima dei tre Twin Peaks) ritrova un orecchio mozzato nel prato che sceglie di percorrere per accorciare le distanze che lo separano da casa.

Raccolto l'indizio, il ragazzo lo porterà al capo della polizia, e la circostanza gli consentirà di conoscere e frequentare la figlia di costui, ovvero la bella Sandy di cui sopra, coinvolgendola in una avventura che costituirà da tassello più concreto in grado di scoperchiare il marcio che la bella e perfetta comunità cittadina ha tenuto nascosto fino a quel momento, come la polvere impresentabile occultata furtivamente sotto il tappeto di un salotto altrimenti perfetto in ogni dettaglio.

E' grazie a Sandy che Jeffrey risalirà alla figura centrale di Dorothy Vallens (una fantastica Isabella Rossellini, qui impegnata nel ruolo di femme fatale vittima e carnefice di se stessa, una parte che vale tutta una carriera), cantante dello Slow Club soggiogata dai ricatti estorsivi di un sadico pappone (un Dennis Hopper, incontenibile e non meno memorabile) nonché perno sacrificale di tutta la macabra storia.

Un tassello fondamentale, la conturbante Dorothy Vallens, grazie al quale i due giovani - pur remissivi, timorosi e timorati, oltre che ingenui ed inadeguati alla gravità della situazione - riusciranno a scoperchiare il marcio che brulica sotto i tappeti erbosi che ornano i bei giardini delle casette perfette che trasformano la piccola Lumberton in un'oasi di apparente perfezione.

Velluto blu, oltre che uno dei capisaldi della cinematografia senza eguali di un autore geniale e senza macchia come David Lynch, è anche il film della mia vita: quello che mi ha fatto capire, per la prima volta e più di ogni altro film fondamentale nel mio percorso di cinefilo "incallito"(ce ne sono parecchi in effetti), che il cinema avrebbe rappresentato in me un tassello molto importante: una passione, un interesse, una preziosa valvola di sfogo, in grado, senza mai diventare una professione, una fonte di guadagno o di sostentamento, di regalarmi benessere mentale e psicologico, oltre che ad una provvidenziale apertura mentale che diversamente, anche per indole, mai avrei potuto sognare di possedere.

Ma anche la preziosa, privilegiata opportunità di conoscere, seppur virtualmente e tramite esperienze o racconti altrui, quella parte di mondo che gli impegni di vita quotidiana non mi hanno permesso di vedere ad occhio nudo, di calpestare e fare mia concretamente nei comunque non pochi periodi che ho avuto modo di dedicare alla scoperta di realtà e luoghi differenti da quello natio.

Quello effettuato attraverso il cinema è il viaggio entusiasmante che ho avuto modo di compiere durante i numerosi festival frequentati in questi ultimi dieci anni, grazie in molta parte alle possibilità che mi ha dato questo bel sito che mi accoglie da ormai quasi dieci anni…. e conseguenti 5000 recensioni, scritte spesso un po' troppo convulsamente, se non frettolosamente (i tempi stringono sempre troppo, sia che ci si trovi ad un festival, sia ed ancor più che si stia affrontando la vita impegnata di tutti i giorni) ma certo col cuore aperto verso quella settima arte che mi sostiene come un polmone in grado come pochi di ricaricarmi e farmi stare bene.

Ho visto Velluto Blu per la prima volta al cinema, nel 1986 della sua uscita in sala, a diciotto anni, presso quell'indimenticato e un po' scalcinato, enorme e per l'occasione semideserto cinema Dante di Imperia, scomparso ormai da ameno trent'anni, demolito con i suoi fantasmi cinematografici per la costruzione di una palazzina residenziale con annessi negozi che ne hanno completamente cancellato le tracce, soprattutto tra i molti che non possiedono memoria storica ed anagrafica per ricordarlo.    

Ed è grazie a questo cupo, controverso, straordinario thriller circondato all'uscita da aloni di scandalo e polemiche del tutto fini a loro stesse, che in particolare ho capito quanto il cinema avrebbe rappresentato di importante nella mia vita.

E il sostegno è lo stesso che ancor oggi questa forma d'arte mi offre in tutte le sue forme fruibili, per diversificazione di proposte o per le circostanze obbligate che oggi drammaticamente siamo costretti ad affrontare.

Soprattutto per questo motivo, oltre che per gli indiscutibili meriti artistici, Velluto blu è un film imprescindibile e fondamentale per la mia esperienza cinematografica e di vita.

L'occasione per dargliene atto mi risultava impellente da parecchio, ma, anche a causa di un mio timore riverenziale nel decidermi a recensire un film di Lynch (anche se è già avvenuto in passato), ho inteso resistere per dedicargli questa mia personale riconoscenza proprio in prossimità di questo traguardo "tondo" tutto personale, che non intende per nulla essere un momento autocelebrativo, bensì, semmai, un atto di semplice ma genuina riconoscenza verso un'opera che mi ha segnato molto e definitivamente. 

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