Regia di David Lynch vedi scheda film
Jeffrey trova un orecchio in un campo dietro casa. Lo porta alla polizia ma quando viene escluso dalle indagini decide di investigare da solo. Ad aiutarlo c’è Sandy, la figlia del tenente per la quale Jeffrey ha preso una cotta. La sua morbosa curiosità e l’ingenuità indotta dalla sua giovane età lo condurranno a Dorothy, cantante di night ricattata dal perfido Frank. Nel tentativo di salvarla Jeffrey rischierà la vita.
Il quarto film da regista di David Lynch ha le sembianze di in un incubo ad occhi aperti. Lo conferma l’intenzionale parabola discendente in cui incappa Jeffrey che in una, se vogliamo anche piacevole, giornata di sole trova un elemento alquanto bizzarro e inquietante e, con tutta la normalità di questo mondo, se ne prende carico. Non solo, decide anche di trovare il legittimo proprietario.
Ora, per quanto per la visione di qualsiasi film vige la regola che bisogna lasciarsi trasportare dalla storia e non farsi troppe domande, diventa difficile sorvolare, quantomeno sulla normalità che anima il protagonista, coinvolto in un mistero via via sempre più fitto e colmo di stranezze che lui sembra non percepire come tali.
Questo modo di (non)comportarsi, alimenta l’idea che l’intenzione di Lynch sia quella di una rappresentazione onirica: dopotutto il sogno resta l’unico luogo in cui nulla finisce per essere mai davvero contestabile e la normalità sembra non avere regole.
L’incursione nel mondo onirico, il suo utilizzo nella settima arte, non è una novità per Lynch, in molti dei suoi film la variante “fantastica” è quasi una costante, una firma distintiva. Mischiare elementi reali con altri di dubbia natura garantisce alle pellicole del visionario regista un’autenticità che non è però mai uguale a se stessa.
In questo caso l’elemento reale è senza dubbio Jeffrey, giovane adulto che si è appena lasciato alle spalle l’adolescenza e si sta affacciando all’età adulta. Quel suo modo di fare innocente, quasi incapace di distinguere il bene dal male, verrà spazzato via dalla crudeltà della vita e delle persone. Dalla violenza degli eventi incontrollabili che il fato frappone tra i sogni e le speranze. L’elemento fantasioso invece è composto dagli eccessi che caratterizzano i personaggi, dalle loro fobie che diventano manie e investono la normale esistenza, qualunque essa sia.
Quello che Lynch intende mostrarci è un racconto di crescita, di maturazione, che passa attraverso la disillusione utilizzando la sessualità ma anche il coraggio e l’altruismo, valori d’altri tempi che sembrano non morire mai; un ritorno al passato, che rivive nel presente e si proietta nel futuro laddove Lynch dimostra di riuscire ad attraversare tempo e spazio con una naturalezza e una facilità che è propria (solo?) del suo cinema.
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