Regia di Pierre Godeau vedi scheda film
Un ambizioso e giovane direttore di carcere perde testa, famiglia e gli affetti più consolidati, quando una bellissima nuova carcerata viene a far parte del luogo di detenzione da lui diretto. I cliché dell'amour fou ci sono tutti,ed il film rispetta la sua discesa verso la perdizione con uno stile già visto ma godibile grazie ad una nuova BB mora.
Una classica vicenda d'amour fou come ne è pieno il cinema dai suoi albori, nel bene come nel male.
"Eperdument", ovvero perdutamente, è l'aggettivo che meglio sta ad indicare lo scompiglio dei sensi che una nuova (e fisicamente stupenda) detenuta suscita su un irreprensibile e lanciatissimo direttore di carcere, il più giovane ed in carriera di tutta la Francia, impegnato a dirigere, con competenza, pacatezza e senno, un carcere di massima sicurezza riservato alle donne.
Sposato, apparentemente felice e con una bambina piccola bella e dotata, il quarantenne rimane folgorato poco alla volta dalla sensualità prorompente della nuova detenuta: che farà inesorabilmente naufragare ogni progetto, ogni aspirazione più ambiziosa del tenace e, fino a poco prima, irreprensibile funzionario di stato.
Attrazione fatale, La fiamma del peccato? Non esageriamo, per carità. L'opera seconda di Pierre Godeau non tocca vette così estreme o alte, rispettivamente, ma si innesta degnamente e di pieno diritto nel filone a cui appartengono i film che descrivono derive amorose che trascinano alla rovina uomini in balia di una forma di desiderio che si rivela sempre più irrinunciabile, costi quel che costi.
A rendere ragionevolmente comprensibile questo stato d'animo e appropriato il sentimento folle che fa nascere e maturare in un uomo, portandolo fino alla sua deriva esistenziale, la stupenda Adèle Exarchopoulos de La vita di Adèle pare davvero il soggetto più adatto e pertinente: lontani ormai dalla carnosa e un pò goffa fisicità da teenagers del film di Kechiche che l'ha lanciata, la nostra attrice ormai ha assunto una fisicità sinuosa e prorompente che potrebbe quasi definirsi, senza troppo esagerare, la nuova Brigitter Bardot mora del nuovo millennio.
Restando nelle trasformazioni fisiche, anche il suo antagonista e co-protagonista, Guillaume Gallienne non scherza affatto: lontani ormai i tempi, la capigliatura e l'inceddere effemminato, goffo e sdoppiato dei tempi del suo gran successo riscontrato dapprima alla Quinzaine des Réalisaterus e poi al box office francese, e pure in fondo anche italiano con il divertente ed a tratti sin esilarante Les garcons et Guillaume a table! (da noi più mestamente e banalmente "Tutto sua madre", il bravo attore, uno dei molti appartenenti alla prestigiosa "Comedie francaise", ci appare stavolta altrettanto credibile nei panni di un lanciato, dinamico, ambizioso e persino macho direttore di carcere, in grado di sfoderare un fascino che pupò degnamente tener testa (o quantomeno non far troppo sbilanciare) il confronto con la sua stupenda partner femminile.
La storia procede certo senza troppi sussulti, con una certa prevedibilità giù in picchiata verso un vortice da cui sarà impossibile fuoriuscire. E la pellicola, che non ha nulla di indimenticabile (tranne ovviamente la Adele e le sue generose curve esposte qui con calibrata e sin troppo controllata ricorrenza), corre via verso il suo epilogo non certo imprevedibile, senza tuttavia farci rimpiangere troppo il prezzo del biglietto.
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