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La corte

Regia di Christian Vincent vedi scheda film

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La recensione su La corte

di barabbovich
6 stelle

Michel Racine (Luchini) è il presidente di una Corte d'assise penale, noto come "il giudice a due cifre": inflessibile, algido, misantropo, le sue sentenze non vanno mai sotto i dieci anni. In aula si dibatte il caso di una bambina di 7 mesi morta presumibilmente per dei calci alla testa; sul banco degli imputati il suo giovane padre, uno con la fedina penale non proprio immacolata; tra i membri della giuria popolare, casualmente, la donna (Knudsen) che il giudice amò segretamente anni prima, quando venne ricoverato in seguito a un incidente. Fra i due Cupido potrebbe tornare a scoccare le sue frecce.
Film sul tema dell'incompiuto: incompiuto il processo, incompiuto l'amore, incompiuta la separazione dalla moglie, incompiuti i pregiudizi dei colleghi del giudice sulle sue presunte notti brave. Il regista Christian Vincent, reduce dal successo del precedente melò La cuoca del presidente, procede per sottrazione, costruendo un dramma giudiziario - con inevitabili rimandi a La parola ai giurati - a sfondo sentimentale, nel quale i dettagli (l'influenza, gli anfibi), le ripetizioni ("signor presidente, non signor giudice!" oppure "io non ho ucciso") e l'inespresso (i rancori e le gelosie, gli amori inconfessati) sono l'humus sul quale germoglia una messa in scena scarnificata ma alla lunga anche ripetitiva. Per Fabrice Luchini un ruolo che ricorda quello che interpretò in Confidenze troppo intime e che, in questa occasione, gli ha fruttato la Coppa Volpi a Venezia.

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