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La corte

Regia di Christian Vincent vedi scheda film

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La recensione su La corte

di laulilla
7 stelle

 

 

A Saint Omer, nella regione del Pas de Calais , Xavier Racine (Fabrice Luchini), presidente della Corte d'Assise, era considerato, universalmente, un "giudice a due cifre" ovvero di una tale severità che i malcapitati imputati nei suoi processi non se l'erano cavata mai con meno di dieci anni di condanna. E'un solitario di mezza età, Xavier, poco incline alla cordialità, al sorriso, all'amicizia: la moglie lo ha lasciato e sta chiedendo il divorzio, cosicché egli ora si trascina fra una triste stanza d'albergo e il tribunale, vestito in modo un po' sommario e un po' patetico, con una inseparabile sciarpa rossa che mal si accorda col suo vestiario; un orso, insomma, a cui fa persino comodo l'infuenzaccia che  si porta addosso: nessuna stretta di mano, nessun contagio! Eppure, proprio una stretta di mano, morbida come una carezza, un tempo l'aveva molto turbato: quella mano era di Ditte, l'anestesista dell'ospedale in cui Xavier era stato operato. Quel gesto amorevole, che la donna riservava a tutti i pazienti, era riaffiorato alla sua memoria proprio ora, perché il gioco del caso gli aveva fatto ritrovare la bella Ditte (Sidse Babett Knudsen) fra i giurati estratti a sorte come giudici popolari in un suo processo...

 

 

Gli sviluppi dell'incontro sono prevedibili, direi ovvi, ma il film presenta comunque, al di là della esilissima vicenda sentimentale, alcuni motivi di interesse, il primo dei quali è l'eccezionale interpretazione di Fabrice Luchini (al quale evidentemente si addicono, come avevamo già notato, i panni del misantropo). L'attore è capace di rendere credibili le trasformazioni del cuore e la sensualità. rimossa da troppo tempo, di Xavier, di farcene avvertire l'intensità crescente, coinvolgendoci in una commedia molto gradevole e piena di quell'esprit de finesse di cui i francesi conoscono molto bene ogni sfumatura. Né è priva di attrattive la rappresentazione del processo e degli incontri che, prima o dopo le udienze, avvengono fra i giurati, che parlano di sé, si scambiano opinioni e giudizi su ciò che avviene nell'aula e sul loro ruolo: piccoli sguardi su un'umanità per lo più ignorata, che, al di là dei propri problemi, sa dedicarsi con senso di responsabilità a funzioni pubbliche molto delicate. Ancora, poi, appare assai intrigante la deliziosa descrizione della provincia francese, che richiama altri film, anche recenti: un po' sonnacchiosa, non particolarmente aperta e alquanto lontana dalla vivacità libera e frizzante della capitale (e anche dal suo cinema!).  

 

Luchini si è guadagnato l'anno scorso a Venezia, per questo film, la Coppa Volpi per la miglior interpretazione maschile, mentre al Cesar 2016, il premio alla migliore attrice non protagonista è andato a Sidse Babett Knudsen.

Una graziosa commedia, che si può vedere senza offesa per l'intelligenza.

 

 

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