Trama
Xavier Racine è il temuto presidente di una corte d'assise penale. Soprannominato "il presidente dalla doppia cifra" per le sue condanne mai inferiori ai dieci anni, Racine cambia improvvisamente quando ritrova Birgit a far parte di una giuria chiamata a giudicare un presunto omicida. Sei anni prima, Racine amava Birgit quasi in segreto e forse lei è l'unica donna che abbia mai amato.
Approfondimento
LA CORTE: L'AMORE DI UN PRESIDENTE DI CORTE D'ASSISE PER UNA GIUDICE POPOLARE
Scritto e diretto da Christian Vincent, La corte racconta la storia di Michel Racine, temuto presidente della Corte d'Assise che per la durezza delle sue sentenze è stato soprannominato 'il presidente a doppia cifra': con lui a capo della corte, gli imputati non rimediano mai meno di dieci anni di condanna. Tutto però cambia quando Racine ritrova Ditte Lorensen-Coteret, una donna che fa parte della giuria popolare che deve giudicare un uomo accusato di omicidio. Sei anni prima, Racine si era innamorato di Ditte quasi di nascosto e lei è l'unica donna che forse abbia mai realmente amato.
Con la direzione della fotografia di Laurent Dailland, le scenografie di Patrick Durand, i costumi di Carole Gérard e le musiche di Claire Denamur, La corte conta sulle interpretazioni di Fabrice Luchini (coppa Volpi al festival di Venezia 2015 per il ruolo) e di Sidse Babett Knudsen, impegnati rispettivamente nei panni di Michel e Ditte. A spiegare intenzioni e origini del film sono le parole dello stesso regista: «La corte nasce dal desiderio di tornare a lavorare con Fabrice Luchini dopo 25 anni. Parlando con il mio produttore, appassionato di casi giudiziari, abbiamo pensato alla storia del presidente di una Corte d'Assise, vestito di rosso e con il colletto di ermellino, e vedevamo Fabrice nella parte. Non conoscevo però nulla dell'universo giudiziario e ho di conseguenza iniziato a frequentare le aule di tribunale. Ho scoperto così che il tribunale in fondo è come un piccolo teatro, con il suo pubblico, i suoi attori, la sua drammaticità e il suo dietro le quinte. Ma è anche un luogo di discorsi, in cui l'oratoria funge da arte indispensabile: occorre padroneggiare la lingua in maniera eccelsa, tanto che spesso gli 'esterni' non capiscono nemmeno le domande o le discussioni. Durante un processo d'Assise ci sono sofferenza umana, messa in scena, momenti di noia, violazioni dell'intimità, persone che mentono, verità che si oppongono e molte domande senza risposta. Dopo le udienze, capita che trionfi la verità ma non sempre accade.
Ho iniziato con il seguire il caso di quattro giovani accusati di stupro di gruppo in un locale al tribunale di Bobigny. Con l'accordo delle parti, ho potuto portare la mia camera e assistere al processo da vicino, seguendo il presidente della corte, i suoi due giudici a latere e i nove giurati. Per cinque giorni, ho visto porre domande e dare risposte. Ho ripetuto poi l'esperienza presso la Corte d'Assise di Parigi, dove un giovane era accusato di aver ucciso l'amante. Da lì ho iniziato a scrivere la mia sceneggiatura: avevo tutti gli elementi che mi permettevano di farlo.
La storia di La corte è poi venuta da sé. Ho immaginato un presidente della Corte d'Assise prossimo alla pensione, rispettato e temuto in tribunale ma disprezzato e ignorato a casa propria. Ne è venuta la fuori la figura di un uomo amareggiato e per nulla incline al divertimento, che qualche anno prima si era innamorato di una donna. Cinque o sei anni prima, un incidente lo aveva mandato in coma e al risveglio aveva visto un volto femminile sconosciuto chino su di lui: amore a prima vista. Al processo, se la ritrova davanti molto dopo tempo: giurata in un dibattito di cui lui deve condurre la discussione. In tal modo, vivono insieme qualche giorno... e il resto è venuto da sé. Il personaggio di Ditte, la donna, è pensato in netta opposizione a quello di Racine. Racine è la notte, la parte ombrosa di ognuno di noi, mentre Ditte è il giorno. Mentre Racine disprezza la vita, Ditte la ama. Nello scrivere le sue caratteristiche ho tenuto in mente l'immagine del personaggio di Christine in La regola del gioco di Jean Renoir».
Trailer
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- Miglior sceneggiatura a Christian Vincent al Festival di Venezia 2015
- Coppa Volpi miglior interprete maschile a Fabrice Luchini al Festival di Venezia 2015
Commenti (11) vedi tutti
Molto dialogo come tutti i film francesi ma storia interessante
commento di Artemisia1593Interpreto il titolo italiano come doppio senso voluto: "Corte" con la maiuscola ma anche "corte" insistente del giudice nei confronti della anestesista (se n'era innamorato anni prima in ospedale) che gli ricompare inaspettatamente come membro della giuria popolare. Influisce eccome sull'esito del processo: assoluzione, per una volta...
commento di cherubinoUn film dove non succede assolutamente niente, eccheperò si lascia guardare, ritornando da adulti, o da vecchi, ai tempi della gioventu' dei sentimenti. Un piccolo, evanescente miracolo.
commento di OssQuando un dettaglio nell'ultimissima scena ti fa amare un intero film.
leggi la recensione completa di look67Commedia sentimentale travestita da classico courtroom drama, il film di C. Vincent è l'ulteriore conferma di come il cinema francese, quando è al suo meglio, sappia costruire deliziosi e sfaccettati racconti romantici senza scadere nella banalità. Sublime Luchini, radiosa Sidse Babett Knudsen: il loro ultimo scambio di sguardi è da applausi.
commento di degoffroCommedia Francese quasi tutta in Aula processuale e il tutto ahimè assai noioso.voto.1.
commento di chribio1Un film abbastanza interessante. Una persona rigida , dura e severa per la sua professione mostra la sua fragilità e insicurezza nel dichiarare la sua ammirazione per una donna. Da vedere per l'ottimo interpretazione di Fabrice Luchini . Bocciato assolutamente la traduzione del titolo originale !!!!!
commento di nicelady55Film intenso e struggente.
leggi la recensione completa di Furetto60Gradevole commedia di ambientazione giudiziaria tinteggiata di risvolti rosa.
leggi la recensione completa di Fanny SallyMeritatamente premiato ai "César" e a Venezia, un capolavoro di sottigliezza e intelligenza. Prova magistrale di Fabrice Luchini.
leggi la recensione completa di hupp2000Questo film è come la vita: pieno di situazioni non concluse, di indizi che non portano a niente, verità non ritrovate, misteri non chiariti, persone di cui non sapremo mai nulla, che appaiono un attimo e poi spariscono, parole non dette, sguardi. E al centro, un uomo banale, grigio, come potremmo essere noi. Niente altro.
leggi la recensione completa di Springwind