Regia di John Sturges vedi scheda film
“Il vecchio aveva capelli bianchi e rughe profonde sulla nuca, le mani erano piene di cicatrici. Tutto in lui era vecchio tranne gli occhi, che avevano lo stesso colore del mare, ed erano vivi e indomiti”.
Povero ma orgoglioso, il vecchio Santiago è un pescatore che vive in un piccolo e desolato villaggio cubano. Il suo unico amico è un ragazzino, il piccolo Manolo, che è stato per un po’ di tempo suo compagno di pesca prima di essere costretto dai genitori ad abbandonarlo. Al vecchio è stato infatti affibbiato il disprezzante soprannome di “salao”, “che è la peggior forma di sfortuna”. Sono 85 giorni che il vecchio non riesce a portare a casa un pesce, ma ostinatamente ogni mattina si mette in mare con la sua piccola e scalcinata imbarcazione. Quel giorno, però, riesce finalmente e inaspettatamente a catturare un enorme pesce spada. Solo e in mare aperto, ingaggia con l'animale uno scontro terribile e lunghissimo.
Trasporre in immagini il capolavoro omonimo scritto da Ernest Hemingway nel 1952 è impresa ardua, soprattutto per la difficoltà di rappresentare un racconto con pochi eventi narrabili e impregnato su di un unico personaggio. La Warner Bros affida la regia alle mani sicure di John Sturges, solido ed esperto professionista del quale, sarò di parte, parlerò sempre bene poiché rientra tra i miei registi preferiti. Và detto che lo sceneggiatore Peter Viertel opera una scelta discutibile, ovvero quella di utilizzare una voce narrante un po’ troppo opprimente, doppiata nella versione italiana con la voce forte ed evocativa di Gino Cervi. Ma, nonostante ciò, Il vecchio e il mare deve considerarsi una operazione cinematografica riuscita. Grazie ad una prova sontuosa di Spencer Tracy ed all’apporto di un cast tecnico di prim’ordine (la fotografia maestosa è opera dei grandissimi James Wong Howe e Floyd Crosby), Sturges realizza un racconto appassionante e, per l’epoca, spettacolare che si apre però anche ai discorsi filosofici e morali presenti nell’opera di Hemingway. Il tema è chiaramente il confronto tra l’Uomo e la Natura. Prima di tutto tra il vecchio ed il mare: “La luna influenza il mare come influenza le donne”, pensa il vecchio Santiago, che da sempre considera il mare al femminile, come se fosse una donna. Ma soprattutto è la sfida tra il vecchio e l’enorme pesce spada ad occupare gran parte del racconto, un confronto pieno di rispetto: inizialmente incredulo della grandezza del pesce, Santiago vorrebbe vederlo almeno una volta per capire con chi ha a che fare, poi comincia ad avere pena per lui (“Chissà quanti anni avrà?”, pensa tra sé e sé), infine ingaggia con lui una battaglia sfiancante e decisa: “Pesce ti voglio bene e ti rispetto infinitamente, ma ti avrò ammazzato prima di stanotte!” E anche quando lo ha ucciso, proprio mentre i pescecani lo divorano, il vecchio continua a parlare con il suo pesce, rammaricandosi per la sua triste fine.
In scena dal primo all'ultimo minuto e quasi unico protagonista del film, Spencer Tracy regala una interpretazione straordinaria: il suo volto dolente ed il suo corpo stremato restituiscono tutte le emozioni del suo personaggio. Le mani sempre più scorticate dalla lenza, la grandissima dignità, i sogni (i leoni che aveva visto durante un suo viaggio in Africa), i ricordi, le illusioni. Il vecchio lotta contro la sua stessa debolezza, prega Dio di dargli la forza di combattere.
“L’uomo non è fatto per la sconfitta. L’uomo può essere distrutto ma non sconfitto”. Il vecchio dopo l’enorme sforzo torna a casa, e scopre solo allora l’entità della sua stanchezza. Ma l’incredibile impresa gli lascia una consapevolezza che nemmeno lui credeva di avere.
"In cima alla strada, nella capanna, il vecchio si era riaddormentato. Dormiva ancora bocconi e il ragazzo gli sedeva accanto e lo guardava. Il vecchio sognava i leoni".
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