Regia di Joachim Rønning, Espen Sandberg vedi scheda film
L'ennesima riproposizione dei Pirati dei Caraibi si avvicina ancor di più all'idea di giostra da intrattenimento, ma lo smalto degli esordi inizia a perdere inesorabilmente consistenza.
Schema che vince non si cambia verrebbe da dire... Ma era davvero questo lo schema vincente della saga dei pirati di Jack Sparrow? O qualcosa si è ormai logorato nella 5° riproposizione di questa giostra piratesca targata Disney? Non lo so... Il Jack Sparrow di Johnny Depp ha ancora il suo perché, almeno per me: è una delle maschere che appartengono di diritto al suo interprete, e anche se lo smalto di Johnny non è più quello di un tempo, la sua esibizione tiene comunque banco. E il resto? Chiassoso e barocco come si addice appunto ad una giostra a tema. Anche gli altri interpreti indossano la propria maschera da esibizione con una certa profesisonalità: il Barbossa di Jeffry Rush è una garanzia e lo spauracchio vendicativo interpretato da Javier Bardem ha un suo fascino. Tuttavia quanto è possibile riproporre uno schema simile a quello di Ai Confini del Mondo? Quanto è lecito cambiare di volta in volta giusto gli oggetti di scena o i volti di alcuni comprimari. Che senso ha imbastire maledizioni di cui a momenti non si capisce il senso se non quello di far girare il tutto come un coloratissimo ma superfluo (e neanche così aggrazziato) girotondo?
Forse non c'é mai stato tutto questo mistero o questa autentica magia nella saga dei Pirati, ma il gioco imbastito da Gore Verbinski nelle prime tre battute aveva comunque quel qualcosa di paradossale, insieme buffo, avventuroso e tetro, che nonostante gli smaglianti colori e la ricchezza del budget, gli ultimi episodi fanno fatica anche solo a replicare (e a sprazzi oltretutto). Sebbene sia sempre appagante per un amante dell'avventura veder guizzare magnifici vascelli, tra mari e scogliere tanto meravigliosi quanto terrificanti, alcune sequenze (troppe) sembrano studiate per avvicinare idealmente il film all'attrazione Disney di partenza. Ci stiamo dunque avvicinando al grado zero dell'intrattenimento, quello più banale, quello che alla lunga potrebbe mortificare definitivamente l'idea di cinema che ha pur consentito a diversi blockbuster di risplendere (di luce propria o riflessa che fosse).
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