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Pirati dei Caraibi 5: La vendetta di Salazar

Regia di Joachim Rønning, Espen Sandberg vedi scheda film

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La recensione su Pirati dei Caraibi 5: La vendetta di Salazar

di Fanny Sally
6 stelle

Capitolo ridondante e superfluo eppure spassoso e godibile della miliardaria saga piratesca di casa Disney.

Arrivata al suo quinto sbarco sul grande schermo, la miliardaria saga piratesca di casa Disney non è ancora del tutto affondata, sebbene mostri oramai con evidenza di avere più di qualche falla.

Se la storia, che ruota sostanzialmente attorno alla ricerca di un tesoro leggendario e introvabile, in buona parte ha il sapore del già visto, ciò che colpisce è il ritmo della narrazione che, alternando continuamente personaggi e scenari, riesce a non annoiare e a tenere alto l’interesse fino a fare convergere tutto il climax accumulato nei suoi 120 minuti in un finale scontato ma ugualmente interessante, grazie ad alcuni colpi di scena imprevisti.

 

scena

Pirati dei Caraibi 5: La vendetta di Salazar (2017): scena

 

Forse la trama offre perfino troppi elementi che, per forza di cose, vengono condensati velocemente, lasciando l’impressione che non tutto abbia avuto sufficiente spiegazione e che si sarebbero potuti ricavare almeno due film, con tutte le varie sottotrame e i riferimenti rimasti in sospeso o appena accennati.

La sceneggiatura, affidata questa volta al solo Jeff Nathanson (già in coppia con David Koepp nell’ultimo capitolo di un’altra celebre saga, quella dell’archeologo Indiana Jones), che ha sostituito il duo Rossio/Elliott, non rischia troppo, riciclando dinamiche consolidate e un po’ prevedibili, condite da un umorismo stavolta più puerile e a tratti un po’ volgare, rivolto ad un pubblico giovane e poco pretenzioso, trascurando però il fatto che la saga vanti uno zoccolo duro di fans oramai adulti, essendo il capostipite già vecchio di ben quattordici anni.

 

Johnny Depp

Pirati dei Caraibi 5: La vendetta di Salazar (2017): Johnny Depp

 

A soffrirne è soprattutto quell’icona tanto affascinante in perfetto equilibrio tra comicità e serietà creata da Rossio, Elliott, Verbinsky e Depp, il famigerato Capitan Jack Sparrow che qui non ha più tutte quelle sfaccettature anche drammatiche che affioravano nei precedenti film, di sicuro perché fa più presa come personaggio buffo che piace ai bambini. Lo ritroviamo evidentemente un po’ invecchiato, sempre più sventurato e sciroccato, ancora più disincantato e opportunista, meno brillante e impavido di un tempo forse perché più cosciente dei propri limiti, ma ostinatamente attaccato alla vita (seppure misera) e pronto a gettarsi sempre in nuove avventure e a rimettersi in gioco.

Pur relegato al ruolo di spalla comica, ho comunque ritrovato un Johnny Depp, nonostante anche i recenti trascorsi personali, in buona forma, sempre a suo agio nel suo alter ego più riconoscibile e divertente, che incarna con naturalezza e autoironia.

 

Geoffrey Rush

Pirati dei Caraibi 5: La vendetta di Salazar (2017): Geoffrey Rush

 

Nota di merito anche per l’interpretazione di Geoffrey Rush, incisivo e convincente negli sfarzosi panni dell’ex capitano maledetto Barbossa, il personaggio che nella saga ha avuto la maggiore evoluzione, pur restando sostanzialmente fedele a se stesso, pirata fino allo sporco midollo, furbo e spietato, visceralmente attaccato al mare e al potere ma anche dotato di un suo singolare codice di condotta nonché capace di sentimenti imprevedibili.

 

Javier Bardem

Pirati dei Caraibi 5: La vendetta di Salazar (2017): Javier Bardem

 

Per quanto riguarda l’antagonista di questo film, quel Capitan Salazar del titolo italiano, la sua riuscita è parziale, forse perché non ha avuto la stessa profondità psicologica di altri nemici già apparsi nelle pellicole precedenti, sebbene la sua caratterizzazione fisica sia stata abbastanza inquietante e accattivante nell’insieme, con quei tic e quelle fisime. La buona interpretazione dello spagnolo Javier Bardem è stata probabilmente molto penalizzata dal doppiaggio italiano, quasi privo di inflessione latina. Sicuramente molto migliore dello scialbo Barbanera del quarto capitolo, se la sua vicenda si fosse svolta in un arco di tempo maggiore avrebbe avuto modo di brillare di più.

 

Kaya Scodelario, Brenton Thwaites

Pirati dei Caraibi 5: La vendetta di Salazar (2017): Kaya Scodelario, Brenton Thwaites

 

Gli altri due nuovi arrivati, ovvero la coppia giovane formata da Brenton Thwaites e Kaya Scodelario, nei panni rispettivamente di Henry Turner, erede dei coprotagonisti della trilogia, e Carina Smith, scienziata scambiata per strega, portano una ventata di freschezza e novità (soprattutto lei, che incarna un personaggio femminile inedito di intellettuale), pur non riuscendo ad appassionare come alternativa romantica al duo originale, soprattutto a causa di dialoghi poveri di mordente.

 

scena

Pirati dei Caraibi 5: La vendetta di Salazar (2017): scena

 

L’aspetto visuale resta uno - se non il maggiore - dei punti di forza di questo capitolo: il misto di CGI di alto livello, scenografie accuratamente ricostruite e incantevoli paesaggi naturali è capace di trasportare lo spettatore in un’altra epoca e dimensione, facendogli assaporare la salsedine e il mistero che aleggiano nelle ora limpide ora torbide acque dei Caraibi. La regia dinamica dei norvegesi Joachim Rønning e Espen Sandberg riesce sicuramente meglio di quella sin troppo classica di Rob Marshall a valorizzare i momenti spettacolari e a potenziare l'elemento epico e fantastico della narrazione. Apprezzabile soprattutto il maggiore dispiego di navi e di rocambolesche scene di azione, delle quali si era avvertita la mancanza nello scorso film. Una delle sequenze più riuscite, a tal proposito, è il flashback che narra le origini del Capitano dagli occhi bistrati.

 

In conclusione questo quinto capitolo delle avventure di Jack Sparrow e della sua colorita ciurma non è il totale disastro che era stato da molti definito, non è neanche un capolavoro indimenticabile, bensì un fantastico e godibile racconto di avventura per mare che quantomeno riesce a riagganciarsi con maggiore coerenza allo spirito e alle atmosfere della trilogia originaria, giocando molto sull’effetto nostalgia, ma anche presentando qualche rivelazione inaspettata.

 

Rivolto soprattutto agli appassionati che hanno già visto e amato i capitoli precedenti e a chi vuole trascorrere due ore disimpegnate, a patto di regredire ad uno stadio di stupore fanciullesco.

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